In Italia la Chiesa di Dio Onnipotente (CDO) è da tempo scomparsa dal dibattito sui vari gruppi religiosi a carattere settario, o almeno così pare. In realtà però essa non è mai scomparsa del tutto, rimanendo piuttosto sottocoperta in attesa di tempi migliori. Data la sua natura molto chiusa, con un'organizzazione interna ben diffusa sia a livello verticale che orizzontale (possiamo immaginarci una sorta di struttura piramidale, dove ad ogni livello vi sono vari gruppi tutti autonomi tra loro e dai quali se ne ramificano altri al livello sottostante, parimenti autonomi tra di loro, formati da non più di sette od otto persone che agiscono senza mai dar nell'occhio, in cui i membri si rapportano tra loro con nomi falsi venendo automaticamente espulsi e/o banditi non appena su uno di loro cadano sospetti da parte degli altri o più dopo un po' di tempo smetta di farsi vedere), è sempre piuttosto arduo seguirne le tracce e gli sviluppi, e ciò le conferisce un alone di vera e propria imprevedibilità.
Tra le ragioni della sua scomparsa dai radar, almeno a livello italiano, una serie di eventi che ne hanno profondamente scosso la struttura, letteralmente decimandone gli effettivi: innanzitutto il Covid, che con le limitazioni al movimento e alle uscite ha costretto molti suoi fedeli a rinunciare ai riti di gruppo tradizionalmente tenuti nella casa di qualche altro correligionario. Di conseguenza, interi gruppi si sono disciolti da soli, nel giro di pochissimo tempo, e non sempre è stato facile o possibile riorganizzarli quando i blocchi legati alla pandemia sono venuti meno. Non è stato tuttavia soltanto il Covid a segnare le fortune della CDO: anche il diverso clima politico ha inciso profondamente sulle sue possibilità di continuare ad espandersi sia all'estero che nel nostro Paese. L'arrivo dell'amministrazione Biden a partire dal 2020 ha fatto sì che negli USA la setta perdesse i suoi supporti migliori, che erano indicati nella precedente amministrazione Trump e in varie realtà del mondo repubblicano e sovranista ad essa collaterali, rimaste comunque molto influenti e capaci quindi di garantirle perlomeno una sopravvivenza in attesa di tempi migliori. In sostanza, già in quella che è diventata la sua principale “patria rifugio”, gli USA, la CDO s'è vista messa un po' all'angolo, seppur con la fiducia di poter tornare a vantare un ruolo di primo piano non appena il vento della politica avesse cominciato nuovamente a tirare a suo favore. Ciò ha provocato danni a cascata per la setta anche all'estero dato che, trovandosi con minori sostegni economici, politici e mediatici già in “patria”, prevedibilmente la sua influenza, i suoi sostegni e le sue capacità di penetrazione o d'intercettazione di consensi politici, accademici e giornalistici nei paesi europei sono ugualmente diminuite.
Insomma, i quattro anni finora trascorsi sono stati per la CDO una sorta di “traversata del deserto” che tuttavia adesso sembrerebbe essere finita. A breve ci saranno le elezioni presidenziali negli USA, così come le europee nell'UE, e in entrambi i casi si sa già che ad uscirne vincitrici saranno le forze più conservatrici, quelle d'opposizione. Negli USA arriverà una nuova amministrazione repubblicana, verosimilmente guidata di nuovo Trump e fortemente vincolata dalle correnti più sovraniste; e non di meno anche nell'UE, sebbene la Commissione Europea sia destinata sostanzialmente a rimanere la medesima per assetti e forze politiche rappresentatevi, il peso delle formazioni più sovraniste e populiste sarà analogamente maggiore rispetto ad oggi. Il ritorno di coloro che per la setta rappresentano i referenti politici preferenziali le darà intuibilmente nuove opportunità, anche perché per costoro è la CDO più di altri gruppi religiosi a carattere settario la migliore arma di propaganda e di disturbo politico da usare nei confronti della Cina, esattamente come i gruppi islamisti uiguri che ugualmente dopo “anni di magra” sanno che ora si riaprirà per loro una stagione più fortunata. Anche quest'ultimi infatti, dopo la sconfitta dei repubblicani, avevano perso quella centralità detenuta fino ad allora nelle attenzioni e negli emolumenti della “grande politica”; ma adesso potranno riacquisirli.
Non è un caso che adesso vari media vicini alla causa della setta, quelli che siamo soliti definire come “pro-sette”, si mettano allarmati a parlare di un'imminente “dura campagna triennale” lanciata da Pechino per “sradicare completamente” la CDO in patria, che seguirebbe una “campagna generazionale” sempre triennale condotta a partire dal 2020, e da essi ritenuta “fallita”. La nuova e dura ma anche inesistente “campagna triennale” servirebbe proprio a preparare il terreno per un ritorno in grande stile della CDO nel giornaliero dibattito politico e mediatico occidentale, condotto come al solito a suon di piagnistei, proclami e toccanti narrazioni su fantomatiche violazioni dei diritti umani in Cina contro i membri della setta, con tutto il relativo business in termini di asili politici e via dicendo. Mentre l'altrettanto inesistente e precedente “campagna generazionale triennale”, che tali media ed esperti di religioni vicini alle varie sette definiscono come “fallita”, è invece il trucco per coprire quella che è invece l'amara verità che né costoro né le sette che hanno tanto a cuore sarebbero mai disposti ad ammettere: ovvero che oltre ad un loro declino naturale a causarne il calo di fortune sia stato proprio il venir meno degli abbondanti sostegni politici, economici e mediatici goduti guarda caso proprio fino al 2020.
Coi sostegni ricevuti dal 2020 ad oggi, certo non proprio così scarsi, hanno potuto comunque sopravvivere e mantenere il grosso della loro struttura, oltre a potersi dedicare anche ad altre cause sia settarie che non, ma in ogni caso maggiormente a cuore dei nuovi governanti democratici. Insomma, è più facile attribuire questo ridimensionamento ad una fantomatica ed in parte fallita “campagna” cinese in odor di sterminio, che al mutamento di priorità ed interessi legato al sopraggiungere dell'ormai uscente amministrazione USA: i “pro-sette” e le varie sette non vogliono e non possono inimicarsi quegli ambienti politici e strategici che sono pur sempre dei loro importanti protettori e mecenati. La nuova amministrazione democratica infatti aveva più a cuore una pubblicistica di stampo russofobo oltre che sinofobo, e per tali ragioni prediligeva che si battesse il tasto soprattutto su altri temi, sempre di natura religiosa e settaria in salsa di diritti umani strumentalizzati contro “i soliti nemici di sempre”, Russia e Cina, ma non incentrata prioritariamente solo sulla CDO e sui gruppi uiguri e via dicendo; ed infatti abbiamo puntualmente visto come proprio quei temi, più di quelli maggiormente nelle grazie dei sovranisti repubblicani, siano abbondantemente dilagati nel dibattito quotidiano in Occidente. I vari “pro-sette”, così come le tante sette con cui hanno buoni legami e di cui giornalmente si occupano, non sono dunque rimasti disoccupati e nemmeno a corto di denari; e ora già scaldano i motori in attesa delle nuove e prevedibili consegne.