Qualche giorno fa da Lecco è giunta la notizia della scoperta di una chiesa evangelica clandestina, una realtà abusiva che teneva i propri riti nel seminterrato di un capannone. Si tratta di un ramo della della Chiesa di Bethel, una realtà in sé riconosciuta nell'ampia panoramica dei movimenti evangelici, in questo caso frequentata soprattutto da cittadini ivoriani. Siamo all'interno della vasta area delle Assemblee di Dio, così sono note queste spesso piccole e talvolta non riconosciute chiese indipendenti, alcune con apparentamenti col protestantesimo valdese, altre volte con quello pentecostale, e via dicendo. Sono sorte sostanzialmente in tutto il mondo, dall'Europa alle Americhe, dall'Asia all'Africa, dandosi ciascuna un proprio indirizzo che non di rado nel tempo è cambiato producendo così ulteriori scissioni e reinterpretazioni.
Chiaramente in mezzo a tanta varietà capita che s'annidino anche vere e proprie sette, come tali non proprio così rassicuranti. Se bene o male sono sette tutte quante, certe presentano però tutte le connotazioni proprie di movimenti che attraverso la manipolazione e la coercizione psicologica imprimono nei propri fedeli credenze spesso e volentieri ben oltre il delirante. E' l'incertezza data dalla possibilità che determinati culti possano sorgere e svilupparsi in assoluta libertà, pertanto con un senso del lecito e dell'opportuno che va a riporsi unicamente nella personalità dei propri fondatori.
Da ciò al giungere ai riti religiosi svolti in clandestinità, o comunque al di fuori della sfera pubblica, il passo è intuibilmente breve. Non è del resto un fenomeno che riguarda unicamente le chiese delle tre ondate del Protestantesimo, evangeliche o meno che siano, ma praticamente ogni religione al mondo: tutte, che si parli delle tre grandi religioni abramitiche o di altre fedi nel mondo, dall'Induismo al Buddhismo fino allo Sciamanesimo o ai culti tradizionali, sono suscettibili di tali rischi. Sette che sorgono al loro fianco, traendo parziale ispirazione dalla loro identità e distorcendola in una nuova forma di culto, qualora sfocino in un'aperta clandestinità inevitabilmente finiscono per riunirsi in luoghi di preghiera clandestini.
Spesso in Italia si parla delle moschee clandestine, data la sensibilizzazione che politica ed opinione pubblica hanno sviluppato verso tale tema a causa del fenomeno migratorio e del radicalismo islamico; ma come vediamo tale problematica si ripresenta anche riguardo ad altre religioni, e pure in questo caso il coinvolgimento non solo di cittadini stranieri ma anche italiani è sempre un fenomeno che si può facilmente presentare. Nel caso delle moschee, molti sostengono che aprirne di regolari e controllate dalle autorità permetterebbe automaticamente di sanare il problema; ma questa sarebbe solo una prima e peraltro doverosa risposta a tale questione, senza che tuttavia possa in sé davvero risolverla. A tutela di quelle moschee legali, infatti, dovrebbe sempre al contempo svolgersi un controllo teso ad individuare e prevenire il sorgere di quelle clandestine.
Nel caso delle chiese evangeliche o di qualsiasi altra natura il discorso non cambia minimamente. Peraltro, proprio l'esperienza di quei paesi che vantano numerose chiese evangeliche riconosciute testimonia come al tempo stesso al loro fianco ne sorgano nell'ombra altre di abusive e legate a movimenti non riconosciuti e spesso pericolosi, che tendono a fargli concorrenza, entrandovi in contrasto e tentando di strappargli con invadenza i fedeli. Il numero di paesi, dall'Occidente all'Oriente, che lo può testimoniare è vastissimo e i casi in cui tali rivalità condotte in clandestinità sono sfociati in aperta violenza non meno numerosi. L'America Latina, l'Asia e l'Africa vedono già oggi una cospicua letteratura in fatto di vere e proprie “sette distruttive” che hanno creato gravi disordini pubblici e sociali, oltre a ricoprirsi di seri abusi psichici e fisici sui propri fedeli, spesso e volentieri anche sessuali.
Molti di questi movimenti addirittura sono soliti riunirsi in abitazioni private, oltre a mantenere i propri contatti tra organizzatori e fedeli con metodi non tracciabili che vanno dall'uso di SIM non registrate alle telefonate tra server web o telefoni pubblici, e via dicendo. E' una prassi tipica, per esempio, di sette come l'Associazione dei Discepoli, gli Urlatori, la Chiesa del Pieno Scopo, o ancora la Chiesa di Dio Onnipotente di cui spesso ci siamo occupati e che tende a riproporre rilanciandolo il contenuto evangelico-millenarista-avventista delle altre precedentemente citate. Anche questi movimenti, come abbiamo più volte notato, sono abbondantemente presenti nel nostro paese ed individuarne le mosse e la presenza è quanto mai difficile proprio per via della loro estrema segretezza.