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Per un pieno recupero della sovranità: decolonizzare e deamericanizzare il diritto

2024-07-28 11:00

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Per un pieno recupero della sovranità: decolonizzare e deamericanizzare il diritto

Riprendendo alcune considerazioni già espresse nell'articolo precedente, riguardante i rapporti del Dipartimento di Stato USA sui diritti umani e le l

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Riprendendo alcune considerazioni già espresse nell'articolo precedente, riguardante i rapporti del Dipartimento di Stato USA sui diritti umani e le libertà religiose, intendiamo in questa analisi dar loro un maggior approfondimento e sviluppo. 

 

Come già dicevamo, ha poco senso parlare di rispetto dei "diritti umani" in questa o in quella parte del mondo citando le carte delle varie organizzazioni sovranazionali locali, dall'OCSE all'UA fino all'OAS. Dalla Carta di Bogotà del 1948 a quella dell'OAS del 1981 fino alla Dichiarazione di Copenaghen del 1990, di che parliamo dopotutto se non di "diritti umani" in salsa americana? Perché quando furono redatte gli USA, come superpotenza dominante a livello globale, vi fecero valere tutto il loro peso politico e diplomatico, così che risultassero funzionali al perseguimento della loro agenda politica e dei loro interessi strategici. Nel farlo poterono inoltre avvalersi dei loro alleati in questa o in quella organizzazione, che al tempo erano in pratica tutti o quasi tutti. 

 

Non deve dunque sorprenderci se i vari rapporti che annualmente il Dipartimento di Stato USA emana sullo stato dei diritti umani in questa o in quella regione del mondo si possono allora permettere il lusso, per esempio, di citare proprio tutte queste varie carte a conforto delle tante diffamazioni che contengono allo scopo di delegittimare politicamente ogni paese che non sia allineato alle volontà di Washington: perché è tutta roba sua, farina del suo sacco. Preoccupa invece molto di più che una superpotenza, oggi in declino ma in passato tutt'altro che in tale condizione, possa inserire montagne d'idiozie nei suoi vari rapporti sulle violazioni dei diritti umani nel mondo, e che prima ancora pensi a farlo, avvalendosi di tali aspetti giuridici come strumento per legittimare le sue ingerenze nelle questioni interne d'altri paesi. 

 

E' qui che molti giovani d'oggi, e così anche “meno giovani”, cresciuti a pane e mito dei diritti umani all'americana, cadono miserabilmente nella loro convinzione di poter migliorare le condizioni del mondo, magari prendendosela con questo o con quel paese per questioni ben poco compatibili con la sua cultura politica o sociale, che al contrario meriterebbe rispetto e comprensione anche quando può non piacere. Se in certe nazioni del mondo l'omosessualità non è tollerata, o determinati culti religiosi non sono graditi perché visti come estranei alla tradizione locale, lo si deve accettare, fine: vuol dire che in quella società al momento va bene così e, chissà, non è nemmeno detto che abbiano tutti i torti: da quelle parti è magari la condizione al momento più congeniale per tutta una serie d'altre precondizioni e strutture storiche, sociali e culturali ancora, che andrebbero studiate e comprese anziché ignorate o disprezzate. Tali nazioni potranno affrontare quelle questioni solo se lasciate da soli, in pace, senza interferenze ed ingerenze da parte di altre potenze che per portare avanti il loro "imperialismo umanitario" fanno un uso strumentale dei diritti umani. 

 

Forse se questi giovani e meno giovani vogliono davvero migliorare le condizioni del mondo, come sinceramente dicono, allora devono fare un'altra cosa: rendersi prima conto di quanto sia necessario "de-americanizzare" il diritto con cui si porta avanti un vero e proprio imperialismo verso quelle aree a suon d'ingerenze politiche ed "umanitarie", "decolonizzare" la questione dei diritti umani attraverso un duro ed impietoso processo di sua "de-anglosassonizzazione". Perché l'imperialismo, il neo-colonialismo, verso questi paesi e regioni del mondo si porta avanti proprio così, con l'uso strumentale dei "diritti umani all'americana"; e non risulta che mai, dove se ne sia fatto ricorso, cosa che peraltro avviene con frequenza, si siano poi visti reali miglioramenti sul campo, ma semmai soltanto gravi ed incurabili peggioramenti. 

 

Si deve sempre cominciare dalle basi, per fare le cose, non da ciò che viene dopo, ovvero contestare la natura intossicata di quel diritto ed il suo uso strumentale, anziché utilizzarlo per inopportune e non richieste patenti di “democraticità” o “libertà” verso il prossimo: sennò è inutile e si fa soltanto il gioco di quel gioco lo sta già conducendo molto bene.
 


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