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Chiesa dell'Unificazione: luoghi di culto abbandonati, anche in patria

2025-02-25 22:00

OS

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Chiesa dell'Unificazione: luoghi di culto abbandonati, anche in patria

Non corrono tempi felici per la Chiesa dell'Unificazione, travolta come altre sette da un ciclone di scandali giudiziari e mediatici che ne stanno rid

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Non corrono tempi felici per la Chiesa dell'Unificazione, travolta come altre sette da un ciclone di scandali giudiziari e mediatici che ne stanno riducendo a brandelli il formidabile “impero”. In Giappone si procede con la sua messa al bando, dopo le sue correlazioni nella morte dell'ex premier Shinzo Abe e il blocco deciso dagli inquirenti degli innumerevoli beni mobili ed immobili, grazie ai quali vertici avevano potuto trasferire all'estero capitali per quantità superiori al PIL d'interi Stati, chiaramente sempre violando del tutto il fisco. Anche negli Stati Uniti non sembra passarsela bene, per non parlar poi della Corea del Sud, sua patria nativa, dove addirittura la fuga in massa degli adepti oltre ad aver lasciato in bolletta molti suoi conti corrente ne ha ridotto a ruderi disabitati le chiese un tempo frequentatissime. Non è dunque solo Shincheonjii a ritrovarsi a malpartito, a Seul come altrove, ma anche la non tanto dissimile setta fondata dal celebre Reverendo Moon, storicamente considerata ancor più estesa e potente dell'altra. Dagli States all'Impero del Sol Levante, passando per la Russia e altre nazioni asiatiche ed europee, sono in molti a seguire l'esempio che per prima stabilì la Cina, inserendo questa ed altre sette nella propria “lista nera”. A quel tempo parve a molti uno scandalo, una repressione della libertà di credo dei cittadini, ma in realtà quel gruppo religioso, già più volte denunciato negli Stati Uniti dove aveva suscitato gli allarmi di numerosi professionisti ed associazioni di lotta alle sette e tutela delle loro vittime, a Pechino era ben conosciuto e i comportamenti che teneva dentro e fuori la propria cerchia scatenavano non pochi pensieri. 

 

Come tutte le sette religiose, anche la Chiesa dell'Unificazione non sfuggiva alla regola di manipolare psicologicamente i propri adepti fino a renderli dei completi automi, allo scopo di sfruttarli economicamente: non solo costoro, ma anche le loro famiglie si ritrovavano spesso sul lastrico, ed isolate da un insegnamento tossico che imponeva loro di recidere ogni contatto con la società esterna. Rick Alan Ross, nel suo libro “Le sette dentro e fuori”, in un capitolo dedicato proprio alla chiesa del Reverendo Moon, raccontava di come pure al Parlamento americano più volte si fosse discusso della sua pericolosa diffusione, iniziata ad imporsi soprattutto dagli Anni ‘70: i giovani discepoli, noti come “moonies”, ormai privi di proprie sostanze, si ritrovavano ad elemosinare agli angoli delle strade per poter continuare a “rifocillare” l’ingordigia economica dei loro dirigenti. Era inevitabile che prima o poi si giungesse al dunque, con una serie di scandali tanto grave per la sfacciataggine dei comportamenti sin qui tenuti da indurre le autorità giudiziarie di vari paesi a prender provvedimenti, vivaddio, meglio tardi che mai. Improvvisamente, da “cattivo esempio”, da paese insensibile della fede altrui, illiberale e liberticida, la Cina è diventata il “buon esempio”, il modello da seguire per affrontare in modo efficace la minaccia rappresentata dalle sette distruttive, che a Pechino si è spesso soliti definire “xie jiao”. 

 

Sono insomma cadute tutte le ipocrisie di un certo mondo occidentale e/o occidentalizzato che, anche in tempi recenti, se la menava tanto con la favola assai pomposa delle democrazie e delle autocrazie: anche quella, casualmente, sparita nel nulla, caduta completamente nel dimenticatoio. Si capisce: erano tutte balle. La verità è che sette come la Chiesa dell'Unificazione (o Shincheonjii, la Chiesa di Dio Onnipotente, i Testimoni di Geova, la Famiglia, il Falun Dafa, o altre ancora magari maggiormente diffuse da noi), andavano benissimo anche in casa nostra, finché non eccedevano nei loro comportamenti, ed ancor più se altrove, nei paesi considerati come “rivali strategici” dal consesso del “Washington consensus” come in primo luogo la Cina oppure la Russia, il Venezuela, il Nicaragua, Cuba, il Vietnam, il Laos, il Kazakistan, e chi più ne ha più ne metta. Poi però sono iniziati i problemi e così, senza destar troppi clamori, i paesi occidentali e/o filoccidentali si sono dovuti adeguare: chiaramente senza ammettere apertamente da chi abbiano imparato, ma tanto basterebbe semplicemente guardar le fondamenta delle legislazioni sin qui tracciate per farsene un'idea…

 

Insomma, per farla breve: dalla Corea del Sud pare che la situazione per la Chiesa dell'Unificazione sia davvero tragica. Non molto tempo fa un portale d'informazione sudcoreano, “Religione e Verità”, specializzato proprio nel seguire l'andamento delle varie sette distruttive attive nel paese, ha pubblicato un report fotografico dei tanti luoghi di culto della Chiesa dell'Unificazione ormai da tempo abbandonati. Fin dalla fondazione della setta, avvenuta negli Anni ‘50, queste chiese erano sempre state molto frequentate; ma ora, a causa della totale mancanza di gestione, sono dei veri e propri “luoghi fantasma”. Lasciate totalmente incustodite, alcune sono state ripetutamente visitate da ladri in cerca di qualcosa di buono da portar via, che ne hanno forzato porte e serrature lasciandole in soqquadro; certe, secondo il vicinato, sono addirittura abbandonate da anni. Tra i mobili rovesciati, sparsi sul pavimento vi erano ancora, insieme ai libri dottrinali e a quelli sulla biografia del leader della setta, e ai suoi ritratti, vi erano spesso ancora le “schede di gestione” dei credenti, facenti parte di veri e propri dossier nei quali veniva annotato ogni aspetto del loro comportamento e della loro vita personale, non ultimo anche l’apporto economico che garantivano alla Chiesa dell'Unificazione. In un'altra chiesa è stato rinvenuto un biglietto che non ammetteva repliche, un biglietto d'addio alla setta da parte di uno dei suoi adepti, probabilmente lasciato là prima d'abbandonare quel luogo che ormai anche gli altri stavano disertando, con all'interno un contenuto inquietante: “Mi sento come se stessi soffocare e ho bisogno di un po' d'aria fresca. Se continuassi a stare qui, potrei soffocare”. 

 

Nel frattempo ai quartier generali della setta a Gapyeong, fervono i lavori per la “cerimonia d'ingresso” del prossimo aprile, l'appuntamento annuale in cui, oltre ad accogliere ufficialmente i nuovi adepti, vengono avviati corsi di formazione, incontri spirituali, cerimonie di benedizione, ecc, e soprattutto i celebri “matrimoni in massa” che tanto hanno reso celebre la Chiesa dell'Unificazione anche da noi, soprattutto quando nel 2001 vi si ritrovò coinvolto anche l'allora celeberrimo arcivescovo Emmanuel Milingo. La sposa di Milingo, che allora aveva già 71 anni, venne scelta personalmente dal Reverendo Moon, col quale era ormai entrato in buoni rapporti, la 43enne Maria Sung. I matrimoni, e non soltanto i matrimoni, dentro la setta funzionano infatti così: decide tutto il vertice, anche chi si può avere nel proprio letto. Ma proprio perché vi è una struttura tanto verticistica, quando arriva il momento di far la conta dei capitali a disposizione per i sottoposti iniziano i problemi: per organizzare un evento tanto grandioso come quello di aprile, i vertici hanno intuibilmente bisogni di veri e propri fiumi di denaro, che al momento ancora latitano. 

 

I vari “funzionari” della setta stanno così facendo letteralmente carte false pur di reperire capitali sufficienti, cercando di venir meno, se non altro nei limiti del possibili, a certi loro comportamenti alquanto “allegri” del passato: più volte, infatti, i cosiddetti “membri anziani” sono stati pizzicati nell'appropriarsi indebitamente di fondi pubblici oltre ad esser venuti meno ai vari doveri che avevano nei confronti della stessa Chiesa dell'Unificazione. Ad esempio in più occasioni furono accusati di sperperare per lussi e capricci personali i capitali derivanti dalle donazioni dei credenti, o di giocarseli al casinò. Insomma, dei bei personaggini. Ma adesso devono battere cassa e, vuoi per la fretta di non pote rimediare a problemi evidentemente tanto insolubili come quello di ripopolare delle chiese ormai stabilmente abbandonate, vuoi per la necessità di lasciarle così per non gettare ulteriori risorse in quelle che evidentemente sono divenute delle vere e proprie “cause perse” e di tagliare semmai i rami secchi, i luoghi di culto della Chiesa dell'Unificazione che in patria erano un tempo tanto fiorenti e frequentati oggi giacciono nel più completo oblio.

 

 

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