
Una delle ultime invenzioni propagandistiche con cui il Falun Gong cerca di vittimizzarsi agli occhi dell'opinione pubblica internazionale, trovando in alcuni paesi un ascolto cautamente maggiore che altrove, risiede negli “allarmi bomba” diffusi da alcuni suoi esponenti e comunicatori in occasione degli spettacoli di Shen Yun, ed ancor più dopo, quando erano ormai trascorsi da giorni insieme al presunto pericolo. Il primo allarme ha riguardato il Centro John F. Kennedy di Washington, il 20 febbraio scorso: poco prima che iniziasse lo spettacolo di Shen Yun, un'email ha avvertito di una bomba collocata all'interno della struttura, pronta ad esplodere. Così si può prendere dal sito ufficiale della setta, Minghui, senza specificare se la bomba effettivamente esistesse e se nel caso sia stato necessario l'intervento degli artificieri. Oltre a Washington, analoghi casi sono stati riportati anche in altre città americane ed europee, in particolare in Inghilterra, Francia, Polonia nonché nel nostro paese. Strano a dirsi, però, nessun giornale italiano ne ha mai dato notizia, che si tratti di testate nazionali o anche soltanto locali, solitamente più disponibili a raccontare qualsiasi evento riguardante la loro città, fosse anche il più ordinario e banale. Appare dunque piuttosto difficile riporre fiducia nella velina con cui i siti informativi della setta millantano di simile minacce nei confronti di Shen Yun e del suo pubblico.
D'altronde, per chi avrà la pazienza di leggersi gli articoli di Minghui, non risulterà molto difficile comprendere il perché di simili vittimismi da parte del Falun Gong: il suo Shen Yun è caduto in una grave serie di scandali internazionali, che hanno avuto un fortissimo effetto sul piano giudiziario e soprattutto mediatico. Come abbiamo già raccontato, la “compagnia artistica” di Shen Yun, appartenente al Falun Gong, è stata “pizzicata” dagli inquirenti nel compiere numerosi reati ai danni dei propri giovani artisti, quali lo sfruttamento sul lavoro, l'evasione fiscale, il traffico di esseri umani o ancora le violenze fisiche e psicologiche. Numerosi giornali di grande influenza, come The New York Times, hanno dedicato alla vicenda una serie di propri articoli d'inchiesta, che si sono andati ad assomare ai precedenti dedicati ad altri gravi scandali fiscali e finanziari riguardanti un'altra branca del Falun Gong, la sua testata ufficiale The Epoch Times. Tutta questa sequela di vicende giudiziarie, secondo il Falun Gong e i suoi esponenti e comunicatori, e del pari anche secondo i tanti “pro-sette” di cui solitamente vi parliamo (quei vari accademici, attivisti dei diritti umani, giornalisti e politici che dietro la scusa di difendere le “libertà religiose” mirano invece a difender questa o quella setta con cui hanno legami di una certa natura… “patrimoniale”) sarebbero ovviamente soltanto delle ingiuste ed inspiegabili “persecuzioni”, che avrebbero un unico mandante: il PCC, ovvero il Partito Comunista Cinese, sempre e solo chiamato col suo acronimo e perennemente definito come una sorta di “leviatano” pronto a cibarsi delle loro carni.
Addirittura, secondo Minghui, di mese in mese le minacce portate avanti dal PCC contro Shen Yun e i suoi adepti non avrebbero fatto altro che aumentare, dai 9 casi di dicembre ai 15 di gennaio, fino ai 22 di febbraio e ai 46 attuali. Tutte soltanto email, chiaramente: ovviamente non si sa se esistano davvero, giacché soltanto Minghui e gli altri organi della setta ne parlano, con un'affidabilità deontologica non proprio da prendersi come punto di riferimento. Per quanto ne possiamo sapere, visto che nessun altro ne parla tolti i media della setta e qualche altro suo amichevole sostenitore, tali email qualora non esistano potrebbero esser state mandate persino da personalità della setta stessa, così da meglio imbastire l'operazione di vittimismo mediatico. Fidarsi di chi ha tutto l'interesse a promuoversi facendo la vittima e a definire le inchieste della giustizia americana (e gli articoli di The New York Times e di altre importanti testate americane, ma pure inglesi e di altri paesi europei) come arbitrarie persecuzioni dirette addirittura da Pechino, sarebbe proprio un comportamento da ingenui creduloni. Oppure da disonesti che mirano a vestirne i panni, presentandosi come puri difensori della libertà religiosa e dei diritti umani, come due ex membri del Congresso americano, del Texas e del North Carolina, che unicamente sui propri profili su X hanno pubblicato dei brevi messaggi di solidarietà nei confronti di Shen Yun e del Falun Gong, dando ad intendere di non dubitare minimamente della realtà di quelle “minacce”.
Insomma, una tipica tattica di marketing: ci si trova con addosso gli occhi della giustizia e dei giornali, a causa dei propri comportamenti illeciti venuti ad un certo punto a galla, e cosa si fa? Ci s'inventa che è solo tutta una congiura, un “complotto del PCC”. D'altronde anche in Italia, in fatto di politici finiti in tribunale e che subito si son messi a gridare alla “persecuzione politica” da parte dei magistrati, senza prove e solo per presentarsi come vittime davanti ai cittadini, ne dovremmo saper qualcosa.