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Quando la buonafede di molti cristiani fa il gioco di certe sette estremiste

2023-10-13 18:10

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Quando la buonafede di molti cristiani fa il gioco di certe sette estremiste

Talvolta, in totale buonafede, può capitare di sodalizzare con le persone o le fazioni sbagliate. E' qualcosa di tanto umano quanto comune, e nel nostro caso no

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Talvolta, in totale buonafede, può capitare di sodalizzare con le persone o le fazioni sbagliate. E' qualcosa di tanto umano quanto comune, e nel nostro caso non state infatti rare le volte in cui ci siamo trovati a parlare di giornali ed associazioni che, in modo del tutto involontario, in buonafede finivano per fidarsi della narrazione di sette tutt'altro che affidabili o sincere. L'esperienza c'ha già mostrato come ciò capiti indifferentemente sia a realtà laiche che religiose, coinvolgendo magari anche giornali d'importante caratura e non solo piccole testate locali o minori; altrettanto è capitato con importanti politici, associazioni attive nei temi sociali, culturali, sportivi o ricreativi, ecc, o presso qualsiasi “sponda” che alle varie sette assicuri visibilità, fondi e possibili nuovi adepti o simpatizzanti.

 

L'esempio appena fatto può riguardare soprattutto quanti siano avvicinati da esponenti di qualche setta, intenzionati a guadagnarsi la confidenza di questo o quel giornale, questo o quel partito od associazione: cosa, come dicevamo, oggi assai frequente. Ma può capitare anche una situazione alla rovescia: ovvero, che siano proprio questi giornali od associazioni ad avvicinarsi per imprudenza o per curiosità proprio a delle sette o ad uno dei tanti loro canali mediatici, prendendoli oltretutto per buoni. Volendo fare un esempio, c'ha in tal senso colpito il portale “Cultura Cattolica”, molto seguito nel mondo religioso, che nella sua periodica rassegna stampa sul mondo cristiano all'estero talvolta s'affida forse un po' troppo incautamente ad alcune fonti non proprio particolarmente stimate per imparzialità. 

 

Come anche il lettore potrà giudicare aprendo il link sottolineato, le informazioni riportatevi non sono sempre delle più attendibili, soprattutto se sottoposte al vaglio di una reale conoscenza in materia geopolitica e di esteri: non vi sono per esempio le benché minime prove di un odierno genocidio di 120mila cristiani armeni nel Nagorno-Karabakh, ormai tornato a pieno titolo sotto la sovranità azerbaigiana con lo scioglimento concordato della repubblica separatista dell'Artsakh, che del resto neppure la stessa Armenia aveva mai riconosciuto. Ma anche tutte le altre notizie riguardanti Pechino e la sua presunta campagna contro la libertà di religione e la “sinizzazione” forzata delle chiese esistenti per farne strumenti di controllo e propaganda politica sono tutt'altro che veritiere, e regolarmente smentite dai report ufficiali diffusi internazionalmente e liberamente accessibili dagli appositi canali istituzionali. Mentre per quanto riguarda la famigerata Chiesa di Dio Onnipotente sappiamo benissimo di cosa si tratti, avendone già più volte trattato nei nostri articoli, e del pari sappiamo benissimo che ben poco vi sia da fidarsi di coloro che invece ne fanno apologia o che la presentino come una povera comunità religiosa perseguitata: non lo è affatto, è una delle più potenti e pericolose sette evangeliche al mondo, ben sostenuta da ambienti politici insospettabili dal Nord America all'Europa. Il personale e i lettori di "Cultura Cattolica" comprensibilmente non lo sanno, come capita a tanti; ma la fonte che riportano e che parla tanto bene della Chiesa di Dio Onnipotente è decisamente da non considerarsi tanto affidabile, e tra poco vi spiegheremo pure il perché.

 

Non è naturalmente il caso di “AsiaNews”, che riporta la commovente testimonianza del pastore e della comunità cristiana perseguitata in anni ormai remoti nella Mongolia Interna, nella Cina settentrionale: è un grande network di vari giornali asiatici, dall'India al Sud Corea, dal Giappone all'Indonesia, e così via, e tra tutti vi è anche il cinese China Daily. La testimonianza sul pastore Agtaqin Tegusbilig, che Papa Francesco ha ricordato nel suo recente viaggio nella Mongolia indipendente con capitale Ulan Bator, da non confondersi con la vicina Mongolia Interna che invece è Regione Autonoma cinese, è certamente importante perché riguardante una personalità che visse in un secolo di profondi cambiamenti storici per il proprio paese. La Cina, divisa e parzialmente occupata da forze straniere prima della Seconda Guerra Mondiale, impegnata in quest'ultimo conflitto, quindi in un nuovo conflitto interno che portò alla proclamazione della Repubblica Popolare e alla fuga dei nazionalisti a Taiwan, attraversò indubbiamente delle trasformazioni profonde nel Novecento, che continuarono ad avvenire anche nel cinquantennio successivo. Gli errori compiuti durante la Rivoluzione Culturale, per esempio, sono stati infatti ammessi e criticati negli anni seguenti, ed anche grazie a ciò il paese ha potuto compiere quelle importanti aperture di cui tutti siamo stati testimoni, alla base del suo rapido ed immenso sviluppo sociale, tecnico ed economico. Sono pochi i paesi occidentali che hanno manifestato un'analoga disponibilità ad ammettere certi gravi errori del passato, come ad esempio gli orrori del colonialismo o del neocolonialismo da essi tuttora perpetrato, o ancora certi loro passati o recenti crimini di guerra.

 

Se dunque “AsiaNews” si può salvare, lo stesso bene o male si può dire anche per la BBC, grande e storica emittente nazionale britannica che per decenni fu un modello di qualità e professionalità giornalistica, base d'apprendimento anche per tante altre testate sorte successivamente, ma che successivamente ha conosciuto pure un forte declino qualitativo esattamente quanto il resto del mondo mediatico occidentale, anglosassone compreso. Tale declino qualitativo, che s'è visto anche con diversi media presenti pure nella stessa “AsiaNews”, è per esempio attestabile dalle crescenti “fake news” pubblicate soprattutto negli ultimi anni in materia di esteri; cio è dovuto all'altrettanto crescente e sempre più avvertibile sottomissione di molta libera stampa occidentale alla politica e all'azione dei gruppi d'interesse sempre più influenti nell'ambito politico e finanziario americano ed europeo. Anche questi sono argomenti su cui spesso ci siamo ritrovati a trattare nei nostri vecchi articoli. Ad ogni modo, in questo momento la nostra critica non è diretta, come avrete intuito, ad “AsiaNews” o alla BBC, ma all'ultima testata che rimane da citare, riportata come fonte all'interno della rassegna pubblicata da “Cultura Cattolica”. Si tratta per la precisione proprio di un portale italiano, dunque né asiatico né anglosassone, pubblicato in ben otto lingue diverse, espressione di un ormai noto storico centro studi parimenti italiano.

 

Tale portale quotidianamente pubblica svariati articoli sul tema delle libertà religiose violate nel mondo, in gran parte proprio in Cina. Se ne intuisce il dente fortemente avvelenato nei confronti di Pechino dei suoi editori e redattori, anche se si fatica a darne una spiegazione che non risieda in una pesante ed insistente volontà di far da “cassa di risonanza”, o qualcosa del genere, delle fonti istituzionali di USA, UK, Canada, UE, NATO e via dicendo, solite condurre una linea denigratoria e diffamatoria verso molti paesi a loro non allineati, Cina per prima. E non è infatti casuale, in questo senso, che pure il portale oltre a prendersela a sua volta con la Cina faccia altrettanto anche con altri paesi che guarda caso si ritrovano tutti nella “lista nera” di Washington e del resto della compagnia, a livelli quando più o meno gravi. Alcuni argomenti, di cui già c'eravamo trovati a trattare in passato, sono poi ricorrenti nella linea editoriale di questo giornale, tra cui proprio quello della trasformazione delle chiese e delle istituzioni religiose locali in veri e propri strumenti di propaganda e sorveglianza politica ad uso e consumo del governo di Pechino, fino alla “sinizzazione” totale della religione locale; e guarda caso coincidono sempre con quanto gli esponenti delle varie sette religiose, cinesi e non, vanno millantando nei loro tour all'estero, Italia compresa, in cui chiunque venga a raccontar “brutte cose” sul conto dei paesi non allineati al dettato di Washington e Bruxelles per certi ambienti politici e culturali nostrani è sempre il benvenuto. 

 

Del resto, non dimentichiamoci che la testata, seppur lodatissima da certi ambienti cristiani in particolare conservatori e da molti attivisti ed esponenti di ONG e gruppi per i “diritti umani”, è stata anche fortemente criticata da altri, dai cristiani più progressisti a riviste d'inchiesta o d'approfondimento, come “Katolisches” o “L'Espresso”, e così da molti esperti e professionisti in materia di lotta alle sette e ai loro abusi. Desta poi qualche domanda su come una simile testata possa uscire in ben otto lingue contemporaneamente, dal cinese al giapponese, dal coreano all'inglese, dal tedesco allo spagnolo, dal francese all'italiano, con autori tanto produttivi e da tutto il mondo. Secondo alcuni, potrebbe essere nata nel 2018 soprattutto col fine di disturbare il nascente accordo provvisorio tra Cina e Santa Sede, e questo ne spiegherebbe la natura non proprio amichevole soprattutto nei confronti di Pechino. 

 

Questo può spiegare anche perché il portale manifesti tanto sostegno per la questione della Chiesa di Dio Onnipotente, allucinante setta messa al bando dopo gravi episodi che scossero le autorità e l'opinione pubblica in Cina, come il rapimento di fedeli d'altre chiese cristiane per costringerli alla conversione nel 2002, fatto frequentemente ripetutosi anche negli anni successivi; o quello di un bambino da parte di un'adepta, che poi gli cavò gli occhi, nello Shanxi; o ancora il brutale omicidio di una commessa da parte di sei adepti in un McDonald's nello Shandong; o ancora tumulti causati da provocati allarmi oltre allo sfruttamento economico di propri membri. Comprensibilmente, a seguito di questi episodi, in particolare quello del 2014 che destò maggior clamore, la setta venne messa al bando in tutto il paese, e qualcuno potrebbe persino dire “tardivamente” se consideriamo i già gravi precedenti: ma questo va ad indicare che la libertà religiosa e la tolleranza religiosa, in Cina, sono probabilmente molto più rispettate ed osservate di quanto si voglia credere. Eppure, secondo il portale di cui stiamo trattando, e di cui in piena buonafede i redattori di “Cultura Cattolica” si sono voluti fidare come propria fonte, la setta sarebbe invece un'entità benigna, una mite e pia comunità di buoni cristiani, e non quella pericolosa e potentissima setta ultraevangelica che ben poco ha a che fare col Cattolicesimo e che, espulsa dalla Cina, ha ben presto trovato sostegni ed alleanze in molti paesi occidentali che ne gradiscono proprio la linea fortemente anticinese. Un'alleata politica per molte istituzioni occidentali, che tuttavia non esita a cavalcare anche il resto del mondo cristiano per darsi spazi e visibilità ed aumentare ancor più la propria influenza, e che tra le tante cose non esiterebbe nemmeno a rapire o a sottoporre al lavaggio del cervello molti buoni e comuni fedeli cattolici italiani, cosa che in parte ha pure già fatto. Se ciò non disturba affatto quelle istituzioni occidentali che hanno tanto a cuore la demonizzazione di Pechino, e che alla setta garantiscono tutta la loro ospitalità e il loro appoggio, ciò tuttavia potrebbe invece impensierire un giornale d'informazione cattolica insieme ai suoi lettori e al resto dei fedeli.

 

Ecco perché probabilmente non è il caso di prender per buone certe informazioni, diramate da portali piuttosto opinabili; soprattutto per delle seguitissime testate cattoliche che comprensibilmente nessun interesse possono avere dal rilanciare, certo involontariamente e in buonafede, notizie tese ad avvalorare le posizioni di sette religiose dell'estremismo evangelico ormai internazionalmente riconosciute come tra le più pericolose. Non è giusto fare il gioco di quei canali tanto opinabili: e se dovessero ancora rimanere dei dubbi in proposito, possiamo suggerire la lettura di alcuni articoli scritti da un noto professionista di lotte al mondo settario, tra i più apprezzati in Europa, come l'italiano Luigi Corvaglia. Qua potete trovare il suo sito personale e qua un suo interessante ed esaustivo servizio a più puntate proprio sul mondo delle sette e sui tanti loro promotori: vi linkiamo questa puntata, forse quella più in tema con la nostra odierna trattazione, ma a parte tutto vi suggeriamo anche di prendervi il tempo dovuto per leggervi pure tutte le altre, a loro volta linkate all'interno. Siamo certi che ce ne ringrazierete.


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