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Il dialogo tra Cina e Santa Sede, la rabbia dei cristiani più estremisti

2024-09-17 16:00

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Il dialogo tra Cina e Santa Sede, la rabbia dei cristiani più estremisti

Pochi giorni fa Papa Francesco ha compiuto un lungo viaggio apostolico tra Asia ed Oceania, che in dodici giorni l'ha visto incontrare i popoli e le a

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Pochi giorni fa Papa Francesco ha compiuto un lungo viaggio apostolico tra Asia ed Oceania, che in dodici giorni l'ha visto incontrare i popoli e le autorità di Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor-Leste e Singapore. In ognuna delle tappe, anche le più brevi, ha potuto intrattenersi con gruppi di fedeli e congregazioni locali, tenendo nel complesso dodici discorsi e quattro omelie. Non sono mancati pensieri anche per quei paesi non visitati nell'occasione, dal telegramma di sorvolo ai sovrani della Malesia al testo rivolto al sovrano della Thailandia, sempre con preghiere ed auguri per i popoli che rappresentano; e così per i presidenti dell'India, del Pakistan, del Tagikistan, dell'Uzbekistan, del Turkmenistan, dell'Azerbaigian e della Turchia, così come della Grecia e dell'Albania. In precedenza il Pontefice aveva rivolto i propri pensieri e saluti anche ad altri leader e ai loro popoli, e chi avrà seguito lo svolgimento del viaggio apostolico dai vari giornali e telegiornali avrà avuto modo d'accorgersene a mano a mano. Gli ultimi menzionati erano quelli dei paesi sorvolati nel viaggio di ritorno, e che in futuro il Pontefice vorrebbe visitare, secondo il principio del portar avanti una colloquiale diplomazia di pace; se ciò non sarà nelle sue possibilità per ragioni d'età, si tratterà di un compito che i successori dovranno far loro. 

 

Nel volo di ritorno, il Papa ha avuto tutto il tempo per affrontare numerosi temi, a cominciare dagli altri paesi in cui vorrebbe tornare, come la sua Argentina, o in cui mai un “Vicario di Cristo” abbia finora messo piede, come la Cina: "La Cina per me è un desiderio, nel senso che io vorrei visitare la Cina, perché è un grande Paese; io ammiro la Cina, rispetto la Cina". Aggiungendo poi d'esser “contento dei dialoghi con la Cina, il risultato è buono, anche per la nomina dei vescovi si lavora con buona volontà. E per questo ho sentito la Segreteria di Stato, su come vanno le cose: io sono contento”. Per Papa Francesco poter un giorno visitare la Cina ed approfondirvi i legami sarebbe estremamente positivo, perché "è un Paese con una cultura millenaria, una capacità di dialogo, di capirsi tra loro che va oltre i diversi sistemi di governo che ha avuto. Credo che la Cina sia una promessa e una speranza per la Chiesa".

 

Sono parole importanti, che certamente scuotono i cattolici più tradizionalisti presenti nella Chiesa come quelli che ne sono in passato usciti aderendo alle varie fila dei sedevacantisti e dei lefebvriani di cui sovente in passato parlammo; ma che al contempo scuotono pure quelli che, pur non cattolici in quanto protestanti delle varie confessioni fino ai rami più estremi dell'evangelismo e di tanti altri numerosi settarismi, coi cattolici più tradizionalisti e reazionari curiosamente manifestano una sempre più conclamata identità di vedute e concordanza di posizioni. I vari ambienti che abbiamo citato, in effetti, scontano enormemente l'influenza di certe precise propagande politiche che ne fanno, al pari di tanti altri sia del mondo religioso che non, degli utili strumenti di precise agende politiche ben coordinate da oltremanica e soprattutto da oltreoceano. Non è un mistero e nelle nostre svariate analisi del passato trattammo tali intrecci con dovizia di fonti e di particolari. Chi vorrà, potrà attingere abbondantemente grazie al motore di ricerca presente nel portale.

 

Va ricordato che con la Cina al momento la Santa Sede intrattiene un dialogo la cui salute ha trovato conferma nei rinnovi conosciuti dagli Accordi Provvisori sin qui siglati: nei sei anni sinora trascorsi dalla sua prima sottoscrizione avvenuta nel 2018, vi sono state nove nuove ordinazioni episcopali, mentre altri otto vescovi consacrati negli anni precedenti all'Accordo Provvisorio sono stati riconosciuti venendo così integrati nel nuovo ordinamento; ciò ha portato ad un forte ridimensionamento delle sedi episcopali vacanti, a vantaggio della comprensione reciproca tra le parti romana e cinese, e dei fedeli cattolici in Cina. Ancora, nel 2018 e nel 2023 due vescovi dalla Cina hanno avuto modo di partecipare alle Assemblee del Sinodo dei Vescovi, laddove in passato nessun loro omologo aveva potuto prender parte sia a tali Assemblee che allo storico Concilio Vaticano II. Infine, un crescente numero di giovani cattolici cinesi negli anni ha partecipato alle Giornate della Gioventù di Lisbona, assistito alle messe pubbliche del Papa in Piazza San Pietro a Roma o ancora ai suoi discorsi nelle visite apostoliche in Thailandia, Mongolia e Singapore. Si tratta di un forte successo per entrambe le parti, rimarcato oltretutto dal fatto che pure nei momenti più difficili come la pandemia da Covid il dialogo che ne è alla base abbia potuto continuare ad avanzare e prosperare.

 

Come già ricordammo in altre occasioni in cui trattammo la materia dell'Accordo Provvisorio, la salute di un dialogo tra Cina e Santa Sede è positiva sotto numerosi punti, e ciò può spiegare pure perché trovi l'acredine di tanti suoi detrattori come quelli che citavamo poc'anzi. In primo luogo, infatti, favorisce il contrasto alle sette religiose “pseudo-cristiane” che in passato erano notevolmente cresciute in Cina grazie sia al clima di maggiori aperture registratesi dalla fine degli Anni ‘70 (sebbene molte fossero sorte anche in precedenza, spesso prima della Seconda Guerra Mondiale, ma apparissero ormai fortemente attenuate) che all'assenza di un'intesa tra Pechino e la Santa Sede, cosa che in parte aveva certamente favorito una maggior confusione e la possibilità per molti culti settari di giocarvi a proprio vantaggio, trascinando nelle loro fila molti fedeli innocenti. Il maggior ordine e la minor ambiguità che derivano dalla nuova concordia tra Cina e Santa Sede possono perciò favorire un miglior contrasto a questi culti che si sono spesso ricoperti in passato anche di gravi comportamenti sociali; e questo ci spiega pure perché i gruppi del cristianesimo più estremista o conservatore, che a tali culti settari in Cina sono per varie ragioni legati, non guardino tanto di buon occhio agli sviluppi assicurati di anno in anno dai più volte rinnovati Accordi Provvisori.

 

In secondo luogo, l'Accordo Provvisorio è positivo perché implica anche la possibilità di giungere in futuro ad ulteriori mutui riconoscimenti tra le due parti non soltanto in materia religiosa ma anche politica, cosa che del resto in parte già avviene. E' un precedente, che testimonia la possibilità di un dialogo tra Cina e Santa Sede; e poiché quest'ultima è al contempo guida sia della Chiesa Cattolica (su cui verte la materia dell'Accordo Provvisorio, che è in primo luogo in materia di nomine episcopali) che dello Stato del Vaticano, ovvero di un'entità politica e non religiosa come l'altra, può preludere pure ad un futuro riconoscimento tra i due Stati, tra Stato del Vaticano e Repubblica Popolare Cinese. In tal caso il dialogo tra le due parti sarebbe ben più che doppio, ed implicherebbe per entrambe responsabilità assai maggiori: si tratta dunque di una mossa che richiederà tempo e per la quale servirà sempre estrema e reciproca prudenza. Ma poiché parliamo di due entità dalla storia plurimillenaria, come la Cina e la Chiesa Cattolica, solite dunque ad una visione del tempo e dei tempi ben diversa da altri nel mondo, ciò non sarebbe impossibile e potrebbe condurre a degli immensi benefici comuni. 

 

Senza voler pensare tanto rapidamente a simili scenari, è tuttavia certo che anche questa sia un'altra delle grandi paure dei vari estremisti del cristianesimo, siano essi cattolici, protestanti, evangelici o d'altri gruppi minori ancora, tutti numerosi e come già dicevamo curiosamente tutti uniti oggi più che mai in quella che par esser divenuta una loro nuova fede comune: la sinofobia e la cattofobia, l'avversione per la Cina e il Cattolicesimo odierni, evidentemente colpevoli ai loro occhi di voler andare troppo d'accordo, quando costoro al contrario invocano le Crociate su neanche troppo occulto ordine di certi particolari ambienti… “atlantici”.

 

 


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