I nostri lettori più affezionati si ricorderanno di qualche articolo dedicato, proprio un anno fa, alla setta sudcoreana Providence Church, la Chiesa della Provvidenza nota anche come Jesus Morning Star (JMS) o Christian Gospel Mission, e al suo fondatore Jung Myung-seok. A quel tempo il leader della setta, insieme alla sua fidata collaboratrice Jeong Jo-eun, apparivano a dir poco sfuggenti per le maglie della giustizia, nonostante gli enormi reati che già ne recavano il nome. L'istruttoria dei processi avviati ultimamente, al pari di quelli tenutisi in passato, ha visto poi numerosi tentativi d'inquinamento delle prove e di delegittimazione tanto degli inquirenti quanto dei testimoni: soltanto pochi giorni prima che venisse emessa la sentenza d'appello, era emersa per esempio una macchinazione tesa ad invalidare la deposizione di una delle vittime dei due imputati.
Sebbene il pubblico ministero avesse inizialmente chiesto ben trent'anni contro Myung-seok e vent'anni contro Jo-eun, con ulteriori pene accessorie, la pena è stata infine “contenuta” in “soli” diciassette anni di detenzione per il primo e sette per la seconda. Non si tratta in ogni caso di pene di poco conto, anche perché ulteriori condanne potrebbero aggiungersi da altri procedimenti in corso, mentre altre vittime ancora, finora rimaste nell'ombra, potrebbero a questo punto aggiungersi, svuotare il sacco e denunciare i due capisetta. E' un duro colpo da assorbire per la Providence Church, la cui forza ed influenza sia in patria che all'estero restano comunque indubbi; e questa è una buona ragione affinché le autorità sudcoreane, preso atto della sua pericolosità sociale, non pensino ora d'aver risolto il problema semplicemente condannandone i leader.
In Corea del Sud, esattamente come in molti altri paesi asiatici, gli ultimi decenni hanno visto un'enorme crescita economica concentrata in un arco temporale decisamente ridotto: ciò ha provocato degli intuibili contraccolpi sociali, acuendo i contrasti generazionali, alimentando un sempre più acceso individualismo e al tempo stesso il bisogno di sfuggirvi per colmare il vuoto lasciato dalla perdita degli antichi valori e delle antiche tradizioni. In sostanza, paesi come la Corea del Sud scontano gli effetti di un'espansione economica avvenuta in tempi ben più ristretti rispetto a quelli registrati nei paesi occidentali, dove oltretutto la propensione culturale all'individualismo era anche storicamente più radicata, soprattutto in quelli a cultura anglosassone. Ciò ha prodotto terreno fertile per vari movimenti religiosi, con quelli di matrice cristiano-protestante a riscuotere le principali fortune, in base al comune benché non sempre azzeccato principio secondo cui i “culti d'importazione” ottengano con più facilità il favore di un pubblico ormai disincantato da quelli nazionali od originari.
E' lo stesso principio per cui molti in Europa, ormai stanchi del Cristianesimo, ad un certo punto iniziarono a volgere la loro attenzione al Buddismo o all'Induismo; e fin qui non vi sarebbe stato niente di male se solo non fossero talvolta caduti nelle mani sbagliate anziché avvicinarsi a movimenti riconosciuti e che praticavano tali culti con la serietà, la trasparenza ed il rispetto che sempre gli sono dovuti. Ma, come sappiamo, non sempre ciò avvenne, e così molti finirono in mano agli Hare Krishna, agli Ananda Marga, ai Falun Gong, alle Soka Gakkai o ad altre sette di un certo Buddismo o Induismo, o ancora Taoismo e così via, dedite più a far una certa loro politica e a specular sui propri adepti che al bene di quest'ultimi e della collettività; un male, del resto, comune anche a tanti gruppi e gruppetti d'ogni ramo del Cristianesimo, come pure d'ogni altra religione abramitica e così via.
Tornando a parlare della Corea del Sud, non è certo la sola Providence Church a destare le preoccupazioni delle autorità e così pure di molti professionisti e comuni cittadini. Seul ha dato i natali anche ad un altro fortunato movimento come l'Unification Church, quella Chiesa dell'Unificazione che in Italia è nota più che altro per i suoi pomposi matrimoni di gruppo a cui una volta partecipò anche l'Arcivescovo Milingo, a suo modo vecchio VIP di casa nostra. Com'è ormai noto, di questi tempi anche l'Unification Church non se la passa granché bene, pur mantenendo una potenza di fuoco a livello internazionale che assai più della Providence Church le permette di vender cara la pelle: tanti sono i procedimenti a suo carico dagli Stati Uniti al Giappone, a seguito d'infiniti scandali di natura fiscale e non solo.
Soltanto in Giappone, dove la crescita esponenziale di sette religiose come quella dell'Unificazione ha tratto linfa vitale dalla grande espansione economica del Dopoguerra e dai suoi relativi prezzi in termini sociali, gli scandali non fanno che assommarsi di giorno in giorno, facendo in questo momento tremare anche lo stesso esecutivo: vari tra ministri e viceministri, insieme ad altre personalità del Partito Liberaldemocratico, risulterebbero infatti compromessi fino al collo. Tanto sarebbe ormai grave la situazione per la setta, le cui strutture rimangono comunque sempre molto forti e radicate, che la sua attuale leader Hak Ja-han avrebbe ormai deciso di “liquidare” la branca dei True Parents, invitando i dipendenti stipendiati a dimettersi visto il blocco delle donazioni subito proprio in Giappone. Come già ricordammo in altre occasioni, solo dal Giappone i “moonies”, così vengono chiamati gli uomini dell'Unificazione, avevano portato via negli anni capitali privati tali da far impallidire persino il bilancio di molti Stati.
Nell'insieme parrebbe che ormai in Asia, seppur tardivamente rispetto ad altri come Pechino, anche in paesi come la Corea del Sud e il Giappone stia sorgendo una maggior consapevolezza generale sulla pericolosità rappresentata da certi movimenti settari, condivisa tanto dai comuni cittadini quanto dalle istituzioni. Ciò suscita comprensibilmente i malumori di quanti, in nomi di una certa eccessiva libertà di credo, spesso e volentieri si dedicano alla difesa anche dei movimenti religiosi più controversi se non addirittura criminali, dando prova di un liberalismo fin troppo astratto che, in mancanza di un contatto con la realtà, finisce soltanto per contraddire se stesso. Ma, come provato anche da altri culti fin troppo allarmanti per le loro capacità d'inquinare la vita comune, come ad esempio oltre a quelli considerati in questo articolo anche l'altra grande setta sudcoreana di Sheincheonjii, assumere nei loro confronti più seri provvedimenti non può che costituire un importante progresso in termini di maturità sociale e politica.