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Il rinnovo dell'Accordo Provvisorio tra Santa Sede e Cina alle sette pseudocristiane non piacerà

2024-10-23 16:55

OS

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Il rinnovo dell'Accordo Provvisorio tra Santa Sede e Cina alle sette pseudocristiane non piacerà

Il rinnovo dell'Accordo Provvisorio sulla Nomina dei Vescovi non ha sorpreso nessuno, giacché il buon lavoro sin qui condotto dalle due parti difficil

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Il rinnovo dell'Accordo Provvisorio sulla Nomina dei Vescovi non ha sorpreso nessuno, giacché il buon lavoro sin qui condotto dalle due parti difficilmente avrebbe potuto preludere ad altro; certo è che molto era stato avversato, come più volte avevamo avuto modo di descrivere anche nei precedenti articoli. Dal 2018 ad oggi, molte pagine d'illazioni e calunnie sono state scritte e diffuse, solitamente da giornali e pubblicazioni di una certa "oltredestra religiosa” sia interna che esterna alla Chiesa Cattolica, salvo però poi perdersi in quel nulla da cui sostanzialmente erano provenute. 

 

A favorire il rinnovo, come accennato, il reciproco gradimento per il buon lavoro sin qui svolto dalle due parti che sempre più avvicina i tempi per scelte ancor più coraggiose e determinate: la Parte Vaticana, infatti, “rimane intenzionata a proseguire il dialogo rispettoso e costruttivo con la Parte Cinese, per lo sviluppo delle relazioni bilaterali in vista del bene della Chiesa Cattolica nel Paese e di tutto il popolo cinese”. Come già paventavamo in passato, il buon evolversi di questa intesa provvisoria e il consolidarsi dei risultati che porge sul piano canonico può portare anche a nuove e ricche opportunità politiche. 

 

Il costante irrobustimento del dialogo tra Santa Sede e Cina si può notare anche dal fatto che, per la prima volta, si passi ad un rinnovo dalla durata di quattro anni anziché due: i precedenti, infatti, avevano una scadenza biennale (2018-2020, 2020-2022, 2022-2024). In tutti questi anni i nostri lettori sapranno con quale puntuale attenzione abbiamo voluto seguire questo processo, riconoscendone la validità nel contrasto alla costante espansione di nuovi movimenti settari di natura cristiana e pseudocristiana che indubbiamente solleva non poche preoccupazioni tanto all'interno della Cina quanto agli occhi della stessa Chiesa Cattolica nel mondo intero. 

 

Una Chiesa Cattolica che in Cina goda di un maggior riconoscimento può infatti essere più forte, vantando così con più credibilità la propria unicità: ciò può favorire una più rapida saldatura tra la Chiesa Cattolica riconosciuta e quella sotterranea che Roma mira legittimamente a riammettere nel proprio gregge, scacciandovi con più facilità quei tanti elementi che negli anni hanno approfittato della sua natura clandestina per coltivare al suo interno i propri gruppi settari e reclutarvi nuovi proseliti. Quest'ultimo fenomeno, che purtroppo avviene spudoratamente anche alla luce del sole, ai danni delle Chiese riconosciute, siano esse Cattolica o Protestante, nell'ampio mondo della Chiesa sotterranea avviene comprensibilmente con ancor maggior facilità: là s'annida il segreto della forza di molte sette pseudocristiane.

 

In questa direzione si muove anche la congiunta consacrazione di dieci vescovi e numerosi presuli, sancita proprio dall'Accordo, che in questi anni hanno potuto contribuire a meglio riunire un mondo religioso in precedenza sin troppo frastagliato. Una Chiesa Cattolica più unita rappresenta per lo stesso governo di Pechino un migliore soggetto con cui dialogare, senza dubbio più affidabile. Non sorprende che anche tutti questi vescovi, come raccontavamo in un recente articolo, esprimano la loro preoccupazione per l'espansione dei tanti gruppi settari, vecchi e nuovi: Shincheonjii e Chiesa di Dio Onnipotente innanzitutto, ma anche altri come ad esempio i Testimoni di Geova o ancora la Chiesa dell'Unificazione.

 

Tutti questi gruppi come sappiamo sono di natura soprattutto pseudoprotestante ma, approfittando della confusione di tanti credenti, non hanno mai esitato a cercare nuovi proseliti anche tra i cattolici, ricorrendo pure ad atteggiamenti e metodi molto aggressivi. La capacità di dissimulazione di molte di queste sette, allorché scoperte e bandite, le porta anche a cambiare connotati dandosi nuovi nomi e vesti, pur di continuare a portare avanti le proprie attività preservando così degli interessi politici ed economici ben sostanziosi. Il lavoro congiunto tra autorità cinesi e romane appare dunque oggi quantomai impegnativo ma al contempo necessario. 

 

 


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