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Shen Yun in Italia, a Firenze, Cagliari e Torino: qualche interessante retroscena... (Parte 1)

2024-12-10 17:42

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Shen Yun in Italia, a Firenze, Cagliari e Torino: qualche interessante retroscena... (Parte 1)

Inizierà a breve anche nel nostro paese la stagione teatrale di Shen Yun, la compagnia “artistica” legata al Falun Gong, oggi sotto il torchio delle m

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Inizierà a breve anche nel nostro paese la stagione teatrale di Shen Yun, la compagnia “artistica” legata al Falun Gong, oggi sotto il torchio delle magistrature americane per varie accuse di sfruttamento dei propri artisti, tratta di persone, riciclaggio di denaro, truffe fiscali, frodi delle leggi sul lavoro e via dicendo. Persino il capo e fondatore della setta, Li Hongzhi, è oggi incriminato con la moglie, e se pensiamo che oltre a Shen Yun e al Falun Gong nei guai si trova da mesi anche la sua società editoriale, The Epoch Times, ben ci possiamo render conto di quanto vasta la bufera giudiziaria in cui il grande “impero settario” è rapidamente precipitato nel giro di soli pochi mesi. Difficilmente si potrebbe pensare che una simile caduta in disgrazia, dopo anni di relativo declino di cui puntualmente avevamo tenuto le cronache in queste nostre pagine virtuali, non sia legata anche ad un cambio d'agenda nelle alte sfere della politica americana. Il Falun Gong conveniva, era agli occhi di molti settori del potere americano una carta da giocare, persino vincente, nella sua partita con la Cina; ma ora questa carta si sta rivelando sempre più bruciata, sempre più scomoda da tenere tra le mani. Molti ambienti politici che negli anni scorsi hanno cavalcato il Falun Gong e pompato la sua causa a livello internazionale sono oggi meno influenti di un tempo, mentre altri sono proprio decisi a liberarsene. Resta comunque il fatto che intanto, almeno in Italia e nel resto d'Europa, gli organizzatori di Shen Yun possano ancora godere di qualche spazio ed amicizia, tenendo così i loro spettatori in molti teatri.

 

Si partirà come al solito dal Teatro del Maggio Fiorentino, a Firenze, dal 27 al 30 dicembre di quest'anno, e il fatto che solitamente proprio da questa città spesso si cominci non deve sorprendere nessuno: dopotutto proprio nel fiorentino ha sede l'Associazione che organizza gli eventi del Falun Gong e soprattutto di Shen Yun in Italia, una sorta di suo consolato in Italia che sviluppa anche altre iniziative tese a promuovere l'immagine della setta. I prezzi dei biglietti, considerando l'ampiezza e l'età del Teatro, non sono proprio dei più popolari: si va da 77 ad 88 euro, da 94 a 116 fino addirittura a 143. Certo, il fatto che ormai lo storico Teatro Verdi, il “vero” teatro di Firenze, non sia più disponibile per Shen Yun come un tempo, è già un segnale: dopotutto, perché un teatro tanto storico avrebbe dovuto continuare a rovinarsi l'immagine, dopo anni  che la compagnia vi aveva rimediato continui fiaschi, incontrando anche le ire di molti suoi frequentatori? 

 

In fondo, e lo diciamo con tutto rispetto, la platea che frequenta il Verdi è culturalmente un po' più esigente di quella che mediamente va al Teatro del Maggio, più ampio per disponibilità di posti ma proprio per motivo anche più adattabile ad altri eventi meno impegnati e proprio per questo potenzialmente anche a più alta affluenza. Al Maggio vi possono andare persone con elevate aspettative, come quelle che di norma si possono incontrare al Verdi, ma anche e soprattutto un pubblico più interessato a concerti che non siano di musica classica o di Opera, o a commedie che non siano quelle dei grandi nomi dell'arte teatrale. In tutto quel mare d'offerta, Shen Yun può ancora giocare ad inserirsi, pur non raccogliendo come già vedemmo in passato grandi consensi: il pubblico del Maggio sarà forse meno esigente, ma ciò non significa che sia stupido. Quanto invece alla dirigenza del Maggio, lo sappiamo, anni di crisi dovuti al suo sovradimensionamento rispetto al mercato l'hanno costretto a non guardar tanto per il sottile, e ad accettare in sostanza qualsiasi iniziativa “artistica” che gli possa apportare un po' di denaro in cassa. 

 

In seguito toccherà a Cagliari, al Teatro Lirico, dal 2 al al 4 gennaio: come vediamo, ed era un fatto che avevamo notato in passato ma che è stato confermato e denunciato anche dalle inchieste negli Stati Uniti, i tempi tra un'apparizione in un teatro e in un altro sono per gli artisti della compagnia troppo brevi, considerando che nelle poche giornate di distacco non possono neppure pienamente riposarsi ma devono al contrario continuare ad allenarsi e far da operai volontari per il trasporto delle attrezzature e di tutti i vari materiali di scena. Dal 30, quando finisce l'esibizione a Firenze, al 2 non passano neppure tre giorni, davvero molto impegnativi considerando i tempi che se ne vanno già solo per lo spostamento. Quanto ai prezzi dei biglietti, Cagliari non sarà certo una meta più economica di Firenze: si va dai 75 agli 85 euro, per salire poi a seconda dei posti scelti anche a 98, 105 e 115 euro. Anche il Lirico è un teatro di nuova fattura, dato che il Capoluogo sardo fin dalla Seconda Guerra Mondiale si trovava sostanzialmente privo di grandi strutture teatrali, dopo i bombardamenti e gli incendi che avevano devastato gli storici Teatro Civico e Politeama Regina Margherita. La sua genesi è stata tuttavia assai travagliata: dopo l'appalto nel 1964, i lavori per la costruzione iniziarono ben sette anni dopo, nel 1971, per concludersi addirittura ventidue anni dopo, nel 1993. 

 

Inutile dire che anche dal punto di vista amministrativo non sempre le cose siano andate per il meglio, secondo un copione che ha caratterizzato anche la vita del Maggio fiorentino e che del resto connota pure molti altri teatri italiani. Fatto sta che anche per tutte queste ragioni, pure al Lirico di Cagliari non si guardi tanto per il sottile quando si tratta di riscuoter qualche soldo in più, e se l'occasione viene pure da una compagnia di dubbia fama come Shen Yun poco importa: “pecunia non olet”, dicevano i latini. E poi, proprio come a Firenze ha sede la storica associazione che cura la vita “culturale” del Falun Gong e di Shen Yun in Italia, così pure a Cagliari una storica cellula della setta un tempo data per morta negli ultimi due anni è tornata un po' a muoversi. Forse perché, in un momento di tale crisi per la setta, sempre più divisa e conflittuale al suo interno anche nel nostro paese, si stia profilando una guerra per la successione tra vecchi e nuovi “clan” cittadini che ha infuso anche allo scoraggiato nucleo cagliaritano una nuova speranza di potersi conquistare una maggiore visibilità, e preminenza.

 

Si passa poi a Torino, dove gli artisti di Shen Yun approderanno il 7 gennaio per tenere i loro spettacoli fino al 12, presso lo storico Teatro Regio. Diversamente dai precedenti, qui siamo al cospetto di un teatro davvero monumentale, costruito nel 1740 e restaurato nel 1973 dopo che un immenso incendio l'aveva devastato nel 1936. Anche in quel caso, tra la guerra poi sopraggiunta e le lungaggini della ricostruzione, prima che il Teatro venisse riportato ai suoi più antichi splendori sono occorsi decenni d'attesa. Infatti, sebbene l'appalto per la sua riedificazione fosse stato pubblicato sin dal 1937, per la posa della prima pietra si dovette aspettare sino al 1962, con un cantiere che tuttavia si concluse nel nulla, costringendo l'Amministrazione comunale ad un nuovo concorso pubblico e ad un nuovo cantiere, conclusosi poi nel 1973 con l'inaugurazione del finalmente restaurato Teatro Regio. 

 

Nella classica e raffinata offerta artistica e culturale del Teatro, che è uno dei più prestigiosi nella panoramica europea, gli spettacoli di Shen Yun decisamente stonano un po': dopotutto abbiamo concerti sinfonico-corali e cameristici, e grandi manifestazioni come Torino SettembreMusica, Torinodanza, RegioneInTour, la Scuola dell'Opera e tante altre. Un grande e prestigioso teatro come il Regio di Torino, che ha ospitato artisti del calibro di Luciano Pavarotti, dove si tengono opere come la Bohéme, merita indubbiamente di meglio rispetto ad uno scalcinato e truffaldino corpo di ballo come Shen Yun, che sfrutta i suoi artisti e nasconde denaro per alimentare la cupidigia del suo boss, Li Honghzi. Appare sinceramente grottesco vedere ben cinque giorni dell'agenda di questo teatro confiscata da Shen Yun, coi suoi discutibili spettacoli di bassa propaganda inseriti nientemeno che nella Stagione d'Opera e Balletto, che al Regio si tiene da ottobre fino a luglio con ben altre e più rispettabili produzioni. Forti anche qua i prezzi richiesti per i biglietti, con un minimo di 80 euro che a seconda dei posti scelti può arrivare anche a 100, 120 e 150 euro: e tutto questo per vedersi Shen Yun e le sue prediche contro la Teoria dell'Evoluzione, contro i disabili e gli omosessuali, contro la scienza e la medicina, e contro il Partito Comunista Cinese. E' quella “la Cina prima del Comunismo”, è quello lo spettacolo che porta gli spettatori italiani a scoprire “5000 anni di storia cinese”? Sfruttando nel frattempo i propri ballerini e proclamando dal palco simili schifezze? Oltretutto pure insultando e mistificando poi la storia ben più gloriosa e nobile della Cina imperiale? 

 

Lasciamo decidere ai nostri lettori, che comunque non si stupiranno del fatto che un Teatro tanto prestigioso quanto il Regio apra anche quest'anno le sue porte ai truffatori di Shen Yun: non solo “business is business”, ovviamente, ma Torino è poi notoria sede di tanti gruppi settari dei più disparati, di forti massonerie ben allacciate col mondo francese e non solo, e di tanti loro difensori e promotori: è insomma uno dei migliori domicili d'Europa per tutta questa gente, e fra di loro si sa che s'aiutano.

 

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