La storia dei tanti metodi (nel tempo dimostratisi sempre meno convincenti, fino al punto da ritorcesi contro le sue inizialmente cospicue fortune) con cui la Chiesa di Dio Onnipotente ha cercato in Italia di riscuotere le simpatie del mondo giudiziario e prima ancora politico e culturale, è ormai davvero molto lunga. Sebbene la setta sia nata in Cina ai principi degli Anni ‘90, conoscendo in quel momento una grande espansione favorita dalla diffusa inesperienza dell'opinione pubblica ignara di mettersi tra le braccia di una pericolosa setta evangelica, il suo approdo in Italia data a periodi molto più recenti. La vera e propria impennata, nei paesi occidentali, dall'Europa al Nord America, s'è registrata infatti a partire dal 2010 circa, quintuplicando nei cinque anni successivi. Tuttavia, dopo questa vistosa tendenza alla crescita, mantenutasi forte per ulteriori anni ancora, ad un certo punto s'è cominciato ad assistere ad un altrettanto consistente riflusso, culminato negli ultimi dati che vedono respinte dai vari Comuni in Italia l'88% delle richieste d'asilo politico da parte dei membri della setta. In pratica, solo 1 richiedente su 10 vede in pratica accolta la sua richiesta, peraltro a titolo il più delle volte temporaneo.
Ciò non ha intuibilmente incontrato il favore di molte associazioni ed organizzazioni umanitarie che su questa faccenda lavorano, con relativi vantaggi sia in termini economici che di visibilità; men che meno di certi esponenti politici e culturali, solitamente molto attivi nel tema delle libertà religiose in altri paesi e fortemente allacciati con gli ambienti più estremisti della destra USA, che analogamente cavalcano questa materia per alimentare le proprie fortune, elettorali o di carriera. Intanto però costoro avevano già messo a segno dei buoni risultati, almeno negli anni precedenti, quando le fortune della setta in Italia e nel resto d'Europa parevano esser assicurate: nell'ottobre 2019, per esempio, al Comune di Milano era stato tenuto un seminario sul diritto d'asilo dei falsi rifugiati per motivi religiosi con la partecipazione di centinaia tra studiosi, avvocati, giudici ed appartenenti della Chiesa di Dio Onnipotente in Italia. Già a quel tempo, tuttavia, la setta era divenuta una solida conoscenza per le istituzioni nazionali; nel 2015, per esempio, vari immigrati cinesi avevano presentato per la prima volta le loro domande d'asilo in due grandi eventi internazionali come l'Expo a Milano e il Giubileo straordinario annunciato a Roma da Papa Francesco. La stessa ricerca di una tale visibilità, tuttavia, ha cominciato già in quel momento a diffondere i primi sospetti tra le autorità italiane, dando loro l'idea che quantomeno alcuni richiedenti asilo millantassero d'essere in pericolo per via della loro fede quando in realtà erano soltanto dei semplici immigrati clandestini.
Questo espediente, di fatto, è molto diffuso tra numerosi immigrati clandestini, sostenuto da associazioni ed operatori umanitari che danno loro accurati consigli proprio sul copione da tenere coi funzionari e i magistrati addetti all'accoglienza delle loro domande. Alcuni paesi, pur non vedendo al loro interno reali persecuzioni religiose o politiche da parte delle istituzioni, vengono segnati come tali dalle autorità di molti Stati occidentali per ragioni di “agenda politica”, ad esempio perché giudicati con ostilità dagli USA, dalla NATO o dall'UE: così non mancano mai clandestini o migranti economici che tentano di giocare la carta delle discriminazioni, facendosi passare con l'ausilio di molti operatori per fedeli di comunità religiose a cui non appartengono. In altri paesi, invece, le discriminazioni effettivamente avvengono, ma non a danno dei fedeli di comunità come quelle a cui realmente appartengono quei richiedenti asilo. In altri casi ancora, infine, poiché non si ha né l'una né l'altra “condizione favorevole” a cui far ricorso, la soluzione ideale è rappresentata dal presentarsi come cittadini di un paese che non sia il proprio: è quanto ad esempio avvenuto con gli immigrati provenienti da alcune nazioni africane e mediorientali. Il caso della Cina è il primo dei tre che abbiamo elencato, e finché è stato possibile non sorprende che tanti gruppi umanitari vi abbiano trafficato abbondantemente.
Tuttavia, le leggi sulla mobilità del 2014 e del 2016 hanno complicato notevolmente questi metodi, e anche in seguito le cose non sono più di tanto cambiate. Ottenendo la protezione umanitaria per motivazioni religiose, i rifugiati possono successivamente accedere con maggiore facilità anche al mondo lavorativo, utile per meglio integrarsi nella società italiana e non rischiare più di dover un indomani eventualmente rimpatriare. A tal proposito esistono dei siti internet vicini alla setta o ad altre aree della comunità cinese in Italia, che permettono con un passaparola quasi nell'ombra di raggiungere tale traguardo, in modo da poter così ripagare anche le spese per giungere nel nostro paese: il loro viaggio dalla Cina all'Italia, organizzato da apposite agenzie, può infatti arrivare a costare anche diecimila euro, con tutte le documentazioni di cui sono eventualmente sprovvisti per poter ottenere il primo visto. Ma anche questi espedienti hanno insospettito le autorità italiane, che infatti negli ultimi cinque anni hanno iniziato a contenere il numero di protezioni accolte: nel 2018 su 622 richieste d'asilo, il più alto in Europa, 183 vennero respinte mentre 419 rimasero pendenti; mentre l'anno dopo, davanti a 814 richiedenti asilo della Chiesa di Dio Onnipotente, solo 113 furono quelle approvate, mentre 219 vennero immediatamente respinte e le altre rimasero pendenti. Seppur non manchino di volta in volta cavilli o sentenze a cui far ricorso per aggirare le varie vulnerabilità che il nostro sistema giudiziario obiettivamente accusa, la linea intrapresa dalle autorità governative appare sempre più quella di non darla vinta ai “furbetti” delle varie organizzazioni umanitarie e degli ambienti politici e culturali che sostengono la Chiesa di Dio Onnipotente come altre sette.
Anche il comportamento tenuto successivamente in Italia da molti che hanno ottenuto l'asilo politico può talvolta fornire degli elementi di sospetto alle autorità. Una volta stabilizzatisi nel nostro paese, soprattutto in grandi aree metropolitane come Roma o Milano dove maggiori sono per numero le comunità cinesi, molti di loro cominciano a muoversi con sospetto anche nei confronti delle varie ONG che li ospitano o che danno loro spazi per le attività religiose. Poiché infatti le metodologie della Chiesa di Dio Onnipotente sono quelle che in più occasioni abbiamo denunciato nei nostri articoli, ovvero quelle proprie di una setta coercitiva e manipolatrice verso i propri membri e minacciosa ed invadente verso i fedeli cattolici, i suoi adepti non possono permettersi di svolgere le loro attività religiose pubblicamente se non col rischio di venir rapidamente identificati per ciò che sono, a quel punto rivelando platealmente la natura della loro setta. Così non possono neppure più di tanto approfittare degli spazi loro offerti da queste associazioni, preferendo semmai svolgere le loro funzioni in totale segretezza; ma a quel punto anche parte degli operatori di queste ONG possono iniziare a nutrire dei sospetti, con la conseguenza che molti adepti della setta finiscono per prender le distanze da loro. Un modo piuttosto persuasivo con cui soprattutto i “maggiori” della setta dissuadono i loro seguaci dal continuare a frequentare quegli ambienti è che altrimenti i loro operatori potrebbero prima o poi denunciarli alla polizia cinese, di cui non a caso hanno messo in circolazione le “fake news” di una sua presenza clandestina nel nostro paese. Non sorprende che anche questa notizia abbia trovato poi l'interessato megafono politico e mediatico di quanti, a livello italiano, sostengono in vario modo la causa della setta, che infatti vi hanno più volte basato delle campagne martellanti sia nelle nostre istituzioni che in importanti giornali nazionali.