Neanche Torino, a quanto pare, è stata così generosa con Shen Yun, la “compagnia teatrale” braccio destro della setta Falun Dafa. C'è poco da fare, il pubblico di anno in anno si fa sempre più smaliziato e le solite minestre riscaldate, quando già in partenza non avevano molta qualità da offrire, finiscono col convincere sempre meno. Certo, nelle grandi città, potendo attingere ad un serbatoio di spettatori potenzialmente molto più vasto che nei piccoli centri, è anche più facile rimpiazzare il pubblico deluso con altro di nuovo, ancora ignaro dell'inganno che l'attenderà: ma fino a quanto ancora si potrà andare avanti con una tale pantomima?
A Torino, presso lo storico Teatro Regio, uno dei più bei e probabilmente più significativi monumenti tra i tanti che la capitale sabauda possa vantare, Shen Yun ha calcato il palcoscenico dal 7 al 12 gennaio: delle ragioni che le hanno consentito di potervi essere, nientemeno andando in scena in un'ambientazione così prestigiosa, abbiamo più volte raccontato. Centro d'intrecci tra massonerie e chiese protestanti, Torino e il Piemonte per primi si diedero una certa “libertà religiosa” dal potente controllo che il Papato vantava sulla Penisola e su molte parti d'Europa nei secoli precedenti la Rivoluzione francese e le campagne napoleoniche; e pure la sua posizione geografica, a cavallo tra la Francia allora saldamente monarchica e la Penisola fortemente frammentata in vari Stati minori e domini feudali o poco più, la favoriva in tal senso. Così più di un potere poté affermarsi all'ombra del Casato dei Savoia a quel tempo imperante, dalle massonerie custodi degli ideali illuministi che di lì a breve avrebbero propiziato la Rivoluzione francese alle varie carbonerie ed associazioni segrete che ne traevano le mosse covando al loro interno le tante teorie risorgimentali, a loro volta inevitabilmente infarcite d'esoterismo. Insomma, Torino per le sette religiose in Italia è una sorta di “porto franco”, con una posizione in questo senso non tanto dissimile da altri centri in Europa.
Ciò non toglie, tuttavia, che le reazioni di molti spettatori incautamente incuriositi dagli spettacoli di Shen Yun siano delle più infuriate; e se sono risultate tanto indigeste anche ad un pubblico mediamente più abituato rispetto a quello nazionale alle “sbobbe settarie” come quello torinese, allora significa che ci troviamo davvero dinanzi a qualcosa di “immangiabile”. “Non rappresenta la Cina di oggi”, dice ad esempio uno spettatore su TripAdvisor, che poi aggiunge: “ci aspettavamo uno spettacolo avvincente e non lo è stato (…) hanno fatto una serie di danze a mio parere tutte simili che rappresentavano delle storie non legate da nessun filo. Ad un certo punto hanno dato un'impronta politico-religiosa all'evento e la cosa mi ha dato davvero fastidio. Uno spettacolo che doveva essere un momento di relax si è trasformato in noia e inadeguatezza. Sconsigliato”. Un parere pur sempre piuttosto equilibrato, ma che trasmette comunque un'inequivocabile stroncatura, come quello di un'altra persona su TrustPilot che così si lamenta: “Proselitismo. Brava l'orchestra e i ballerini, ma ho trovato scorretto il proselitismo. Questo spettacolo è propaganda religiosa bella e buona e ho trovato scorretto che non fosse dichiarato da nessuna parte. Non mostra la Cina antica (…) Inappropriato e prezzo sproporzionato", mentre un altro ci va giù più duro: “Davvero agghiacciante. Metto una stella perché di meno non si può. Noioso e infantile, sceneggiatura e scenografie grottesche, comicità imbarazzante, complessivamente spettacolo agghiacciante. Unico pezzo forte di due ore di scempio è stata la valanga incontrollata di fumo liquido che lentamente ingoiava l'orchestra sottostante”.
Un'altra spettatrice invece si domanda: “Ma come abbiamo fatto a cascarci? La prima parte in effetti aveva coreografie e costumi molto belli, e sulla bravura dei ballerini non ho nulla da dire. Prime pecche con un tenore e una soprano steccanti, e una suonatrice del tipico strumento cinese erhu che suonava musica improbabile, oltre all'orchestra che suonava roba più ispirata ai film di Disney che al Paese del Sol Levante [Nota Bene: quello non è la Cina ma il Giappone]. Poi, lentamente ma inesorabilmente, abbiamo avuto la percezione sgradevole di essere finita in uno spettacolo di una qualche setta fanatica. Hanno incominciato ad apparire sullo schermo, sopra sfondi da cartolina di ambienti ispirati all'antica Cina, scritte in cinese e in italiano in cui si dichiarava che L'ATEISMO E L'EVOLUZIONISMO SONO SATANA, che L'EVOLUZIONISMO PORTA PANDEMIE, che l'uomo è un essere divino in terra, il tutto mentre i ballerini si producevano in scenette sempre più imbarazzanti. Abbiamo poi scoperto che si tratta di una sorta di setta cospirazionista e molto potente. Abbiamo scoperto che Il fondatore del Falun Gong Li Hongzhi ha sempre espresso tesi antiscientifiche (negando per esempio il concetto di evoluzione), razziste (il paradiso avrebbe sezioni diverse per gruppi etnici diversi) e omofobiche, ma l’avvicinamento all’alt-right americana si è concretizzato, a partire dal 2019, attraverso un convinto e munifico appoggio a Donald Trump. L’allora presidente degli Stati Uniti è stato individuato come un alleato decisivo nella lotta al comunismo, in vista di un prossimo “giorno del giudizio” in cui il bene (il movimento) e il male (il comunismo nelle sue varie forme) si scontreranno. Possibile che in Italia ci sia tanta gente che invece non ha colto questi messaggi deliranti e che parla entusiasticamente dello spettacolo?”.
Un'altra ancora cerca quantomeno di vederne le sfumature comiche: “Uno spettacolo intensamente pubblicizzato, con biglietti cari, ma penoso. Scenografia rubata a Dragon Ball, abiti commerciali, balletti ripetitivi, artisti presentati come atleti che non fanno alcuna evoluzione, al massimo mettono in scena momenti da cinepanettone in cui per un movimento brusco i pantaloni si rompono proprio sul sedere e l'espressione dell'attore diventa esattamente quella del nostrano Cipollino. Volevo lasciare lo spettacolo all'intervallo ma ho pensato che non fossi in grado di comprendere ciò che vedevo e che per questo lo trovavo così vergognoso, quindi sono rimasta per ricredermi, ma al peggio non c'è mai fine: durante le performance canore (lo spettacolo è tipo ”Amici", si alternano cantanti, musicisti, scenette, etc tutti presentati da due conduttori uno italiano e una cinese) il testo cinese è tradotto e in tutte le canzone vi sono frasi che incolpano l'ateismo, l'evoluzionismo di aver creato la pandemia dichiarando che la Scienza è Satana. Questo è il fatto più grave, dietro questo spettacolo pare ci sia una setta che noi abbiamo finanziato pagando il biglietto. Non capisco come uno spettacolo del genere sia accettato dai grandi teatri, spero che chi leggerà questa recensione possa decidere consapevolmente se andarlo a vedere!".
Mentre un'altra soggiunge: "Amara delusione. Premetto che la colpa è anche mia, perché mi sono lasciata suggestionare dal trailer dello spettacolo senza informarmi adeguatamente prima. Detto questo, sono rimasta delusa. Da come viene presentato credevo che lo spettacolo fosse incentrato esclusivamente sugli scenografici balletti corali che si vedono nelle pubblicità on line, invece per la maggior parte della serata si assiste a "storie" in forma di balletto, ma specialmente in alcune c'è davvero poco ballo e molta propaganda. Infatti passa in continuazione per tutto lo spettacolo un messaggio anti evoluzionista e pseudo religioso (ateismo ed evoluzione sono satana) che sinceramente non mi aspettavo. 100 euro spesi proprio male e mi dispiace, perché se avessi letto prima le recensioni probabilmente avrei fatto altro. E comunque, in ogni caso, anche al netto del giudizio negativo, 100 euro sono troppi".
In effetti a Torino, con biglietti che avevano costi variabili dai 77 fino ai 143 euro, è difficile non parlare almeno nel caso degli spettacoli di Shen Yun di una vera e propria fregatura: buttare via tutto quel denaro per assistere ad uno spettacolo di basso proselitismo mistico-settario è davvero “uno schiaffo alla miseria”, come si suol dire, e soprattutto un insulto alla dignità e all'intelligenza di tanti onesti cittadini che in buonafede hanno voluto, loro malgrado, andarselo a vedere. Sarebbe certamente un mero atto riparatorio nei confronti della cittadinanza e rivolto al futuro se il Regio di Torino scegliesse d'ora in poi di non ospitare più certi spettacoli all'interno delle proprie prestigiose mura, che hanno bisogno di sentirsi nobilitate da rappresentazioni d'elevato spessore artistico e culturale, e non certo da simili ciarlatanerie.