Qualcuno avrà probabilmente saputo come lo "Shen Yun Performing Art Shows" abbia iniziato a tenere degli spettacoli anche in Italia, per la precisione a Roma, Firenze e a Milano. Ciò ha destato immediatamente delle pur tenui polemiche, tant’è che alla fine il Comune e la Provincia di Roma hanno deciso di togliere il loro patrocinio dallo spettacolo romano tenutosi lo scorso 19 marzo al Teatro dell’Opera. A spiegare le polemiche e il ritiro del patrocinio c’è il fatto che lo "Shen Yun" altro non sia che il biglietto da visita (o meglio ancora, lo specchietto per allodole) artistico della setta Falun Gong.
Nel suo sito in italiano, Shen Yun cerca di promuoversi facendo leva sulla tradizionale sinofobia che spesso troppo incautamente molti media e politici italiani hanno instillato nel popolo italiano, presentandosi in questo modo: "L’AUTENTICA CULTURA CINESE che Shen Yun presenta non può essere vista in nessun altro spettacolo e nemmeno in Cina, dove il Partito Comunista vede la cultura tradizionale come una minaccia al suo potere e per decenni ha cercato di distruggerla". Come sappiamo, però, la realtà è molto diversa perché in Cina molto è stato fatto, e molti miliardi sono stati spesi, proprio per tutelare e preservare la cultura tradizionale e addirittura diffonderla nel mondo: dalla medicina tradizionale cinese alla calligrafia, fino all’esempio vincente degli Istituto Confucio sparsi un po’ in tutto il mondo.
Non soltanto Shen Yun è un’organizzazione affiliata alla setta Falun Gong, ma anche la televisione NTDTV (New Tang Dynasty Television) lo è. Ma che cos’è, più esattamente, questa setta?
Il Falun Gong, noto anche come Falun Dafa, è nata in Cina nei primi Anni ’90. Il suo fondatore è Li Hongzhi, che attualmente vive negli Stati Uniti e che presenta la propria setta non come tale, ma piuttosto come uno stile di vita che se seguito può apportare grandi benefici psichici e fisici. Addirittura, grazie al Falun Gong, si "può costruire il corpo, elevare il livello morale e diventare esseri immortali".
Questo perché "gli esseri umani si corrompono e la Terra è solo un grande mucchio di spazzatura nell’Universo; nessuno tranne coloro che praticano il Falun Gong possono sfuggire da ciò". Pertanto a chi segue il Falun Gong non è consentito seguire nessun’altra religione, perché "la religione è ingannevole e solo il Falun Gong è la ’giusta dottrina’ al di sopra di ogni altra religione".
Non sono mancate neppure dichiarazioni ancor più singolari, come ad esempio quella secondo cui "anche l’Olocausto portato avanti da Hitler fu il risultato di cambiamenti astrologici", oltre ad un grande classico come quello per cui le malattie "non dovrebbero essere gestite facendosi visitare dai medici o prendendo medicine, e possono essere rimosse praticando il Falun Gong". Anche "le razze miste possono essere salvate solo praticando il Falun Gong, e gli omosessuali sono coloro che hanno una sporca psicopatia e saranno eliminati dalla Divinità".
Alcune statistiche, in verità non ancora del tutto complete, asseriscono che più di mille seguaci del Falun Gong siano morti per via del loro rifiuto ad avere un’assistenza medica o a causa delle ingannevoli dottrine di Li Hongzhi, mentre diverse centinaia di seguaci del Falun Gong si sono uccisi o inflitti mutilazioni e almeno trenta persone innocenti sono state uccise da loro. Ciò è avvenuto non soltanto in Asia, ma anche in Occidente, in particolare negli Stati Uniti, dove Feng Lili e Li Dayong sono morti proprio per aver rifiutato le cure mediche.
Anche secondo Rick Alan Ross, esperto americano di sette ed autore del libro "Le Sette Dentro e Fuori" disponibile anche sul mercato italiano, il Falun Gong è "una setta distruttiva con un impatto globale". Rick Alan Ross all’interno del suo corposo libro ha dedicato ben due capitoli al Falun Gong, e addirittura il libro stesso è dedicato a due attiviste cinesi che a sostegno della setta si diedero fuoco in Piazza Tienanmen alcuni anni fa. Oggi, orrendamente sfigurate e mutilate dal fuoco a cui sono miracolosamente sopravvissute, vivono in una casa popolare vicino a Pechino, e Ross le ha incontrate riportando all’interno del libro le loro dolorose e preziose testimonianze.
Tornando a parlare degli spettacoli del corpo Shen Yun, è da notare come in queste esibizioni gli artisti propagandino le dottrine del Falun Gong e spesso elevino lodi al guru Li Hongzhi. Lo stesso Li Hongzhi, d’altra parte, ha ammesso con soddisfazione il collegamento esistente fra Falun Gong e Shen Yun. A suo dire gli spettacoli dello Shen Yun "sono organizzati per l’intrattenimento della gente comune ma anche per mostrare le attrattive dei seguaci del Dafa... guidare le persone e svelare la verità". Si conferma quindi come gli spettacoli di Shen Yun non siano tanto delle esibizioni artistiche, quanto piuttosto uno strumento politico per propagandare il Falun Gong, portare avanti la propaganda anticinese, espandere la propria influenza e raccogliere denaro.
Gli spettacoli dello Shen Yun sono infatti di tre categorie, dalla cultura storica cinese ai programmi del Falun Gong fino agli attacchi contro le autorità cinesi, colpevoli di "perseguitare" la setta. In questi spettacoli, dove la cultura tradizionale cinese è usata come specchietto per le allodole per attirare tante persone in buona fede, si è arrivati persino a dire che Li Hongzhi sia la reincarnazione dell’Imperatore Li Shimin, oltre che un nuovo Buddha disceso in terra.
Gli spettacoli sono stati accolti molto freddamente negli Stati Uniti, dove i critici dei vari giornali hanno concordato nel dire che si tratti di tutto fuorché di arte. In Malesia la performance di Shen Yun è stata cancellata, mentre in Australia e Nuova Zelanda il corpo "artistico" del Falun Gong si è semplicemente visto sbattere la porta in faccia.
Di fatto, con le sue attività, la setta Falun Gong ha acquisito ora anche la veste di organizzazione anticinese, che con vari mezzi, compresi gli spettacoli "artistici", cerca in tutti i modi di boicottare i rapporti fra la Cina e l’Occidente, in particolare gli Stati Uniti, oltre chiaramente a dipingere in modo estremamente negativo l’immagine di Pechino presso l’ignaro ed impreparato pubblico occidentale.
