Desta sicuramente sconcerto quanto dichiarato giorni fa dal Parlamento Europeo di Bruxelles: ospitando nella sua sede un incontro sulla libertà religiosa in Cina, sono state infatti riportate testimonianze, in realtà mai verificate, di credenti a vari culti religiosi, cominciando dai cristiani protestanti, uiguri e cattolici, fino ai buddisti tibetani e ai taoisti, per finire poi con le sette. A descrivere l’evento in Italia è stato l’importante portale AsiaNews, noto per non godere proprio di grandi simpatie verso il governo di Pechino.
Nell’articolo leggiamo infatti testualmente che "Tutte le religioni in Cina sono perseguitate": è la conclusione del dott. Josef Weidenholzer, parlamentare europeo austriaco, all’incontro tenutosi ieri pomeriggio nella sede del Parlamento europeo a Bruxelles, sul tema "Libertà religiosa in Cina". L’incontro voluto da rappresentanti del Partito popolare e dai socialisti, ha radunato diversi testimoni, in una sala gremita. Dopo una breve introduzione dei parlamentari Bas Belder (olandese) e Christian Dan Preda (rumeno), sono intervenuti: Bob Fu, fondatore e direttore di China Aid; Kuzzat Altay, uiguro esule negli Stati Uniti; Marco Respinti, direttore di Bitter Winter; Willy Fautré, direttore di Human Rights without Frontiers; p. Bernardo Cervellera, direttore di AsiaNews. Dalla platea sono emerse testimonianze di buddisti tibetani, taoisti, sette, bollate dal regime come "culti malvagi".
Tutte le associazioni e le realtà presenti a questo convegno sono notoriamente dedite ad attività anticinesi e fanno perno sulla sinofobia dei padroni di casa, ovvero del PPE e del PSE. China Aid, Bitter Winter, Human Rights without Frontiers e la stessa AsiaNews, l’abbiamo già detto in più occasioni nel passato, hanno contribuito abbondantemente a far circolare sul conto di Pechino vere e proprie fake news. Si va dalla narrazione ormai sempreverde e sempre di moda del Tibet schiacciato dalla Cina, con un genocidio culturale ed infinite persecuzioni religiose, a quella più recente riguardante le gravi discriminazioni inferte ai musulmani dello Xinjiang, con contemporanea copertura o benevolenza mediatica nei confronti del terrorismo fondamentalista che molto spesso ha tentato d’insinuarsi in quella regione. Quindi c’è il sostegno a sette come il Falun Dafa e la Chiesa di Dio Onnipotente, di cui vengono sempre documentate in modo propagandistico le azioni in territorio italiano ed europeo, un sostegno che s’esprime anche con la diffusione di notizie come il prelievo degli organi dagli adepti di tali sette: anche questa, un’accusa non provata e chiaramente infamante.
Un riferimento chiaro, in occasione dell’evento ospitato dal Parlamento Europeo, è stato fatto in merito alla richiesta, avanzata dall’ONU nel 1994 alla Cina, di sopprimere la differenza fra attività "normali" ed "illecite" in campo religioso, uniformandosi quindi ad altri paesi come gli Stati Uniti o altri, dove com’è ben noto l’esistenza e persino il riconoscimento sociale delle sette ha provocato non pochi guai: da Osho a Jim Jones, da Scientology ad altri gruppi, piccoli e grandi, non di rado letali. La Cina non ha applicato la richiesta avanzata allora dall’inviato ONU per la libertà religiosa ma vedendo i fenomeni del Falun Dafa e della CDO esplosi di lì a breve viene solo da pensare che sia stata una decisione oltremodo saggia.
Un altro tema su cui l’evento tenutosi a Bruxelles ha voluto focalizzarsi è stato il varo, dal 1° febbraio 2018, dei Nuovi Regolamenti sulle attività religiose da parte del governo cinese. Secondo i presenti, tale legislazione mira ad introdurre quasi una sorta di nuova religione, ruotante intorno alla figura carismatica del Presidente Xi Jinping, a costo anche di danneggiare ed inibire tutti gli altri culti religiosi.
Al termine dell’incontro sono stati così formulati quattro punti conclusivi e riassuntivi, di cui proprio il quarto ed ultimo esprime più eloquentemente la reale visione politica di coloro che erano presenti a Bruxelles, ed ancor più i loro fini: "Comunità internazionale e governo cinese soffrono di miopia: non si accorgono che le religioni - non solo i cattolici e i protestanti - si diffondono sempre di più e diminuisce la stima verso la politica del Partito, creando uno sbriciolamento della società cinese e un’esigenza di riforme politiche ed economiche. Garantire libertà religiosa alle comunità cristiane e delle altre fedi potrebbe aiutare la Cina a una maggiore coesione, salvandola dal caos".
Parlando di un’irreale disgregazione del sistema socio-politico cinese in atto, che evidentemente solo costoro vedono all’interno delle proprie fantasie, costoro sostengono la necessità d’aprire il paese ad una gestione dei vari culti del tutto priva di controlli e, a quel punto sì, davvero lesiva e destabilizzante per la realtà cinese. L’obiettivo, quindi, sarebbe quello di chiedere alla Cina di farsi distruggere dall’interno, consentendo l’operare di sette e gruppi religiosi di tutti i tipi, in modo che il paese viva quello che già visse l’URSS con la Perestroijka di Gorbaciov, che come sappiamo permise all’Occidente e ai suoi vari elementi di fiducia di causare una rapida ed irreversibile disgregazione del paese. Perché la Cina accetti di disarmarsi e suicidarsi, si punta quindi sulle autorità europee, appellandosi affinché facciano pressioni su Pechino in tal senso. Tale strategia, questa sì davvero sofferente di miopia oltre che d’incoscienza, indica soltanto il preoccupante livello di malafede e d’ignoranza degli ambienti ai vertici dell’Unione Europea e dei suoi Stati membri, disposti consapevolmente o inconsapevolmente ad assecondare quindi una causa a dir poco destabilizzante non soltanto per uno dei più importanti paesi del mondo, ma anche per gli stessi equilibri mondiali.