
No, nemmeno Roma, la Città Eterna, è stata benigna con Shen Yun; e se tanto ci dà tanto, a questo punto nemmeno lo sarà Bari, ultima tappa della stagione italiana della compagnia in quota Falun Gong per l'anno 2025. Il prestigioso Teatro dell'Opera, inaugurato nel 1880 nella Roma ormai da dieci anni divenuta Capitale del Regno d'Italia ma che ancora sentiva forte su di sé l'impronta della passata dominazione papale, non meritava di certo lo sfregio di uno spettacolo di Shen Yun, e i cittadini romani non hanno avuto tanti problemi a dimostrarlo. Certo, nella Città Eterna la locale comunità di adepti del Falun Gong è piuttosto nutrita, benché le sue attività non vadano oltre i consueti appuntamenti al Giardino degli Aranci o qualche sporadico presidio dinanzi all'Ambasciata cinese, in entrambi i casi passando comunque del tutto ignorata. Tant'è che i suoi (nel complesso pochi) sforzi a garantire una maggior popolarità per gli spettacoli di Shen Yun al Teatro dell'Opera non sono riusciti nel conseguire un tale risultato, di per sé probabilmente proprio irrealizzabile. D'altronde Roma, nella sua millenaria storia, ha visto le incursioni e i saccheggi dei barbari nei momenti più cupi dell'Impero, e quelle dei lanzichenecchi nei giorni non meno allegri per il Papato: una compagnia di figuranti come tante altre, benché più delinquenziale del solito e soprattutto molto “settaria” quale Shen Yun, non le fa né caldo né freddo.
Ne vogliamo una prova? “Grandissima delusione”, afferma un utente su TripAdvisor, spiegando: “Non vedevo l’ora che finisse. Quasi nulla di quanto reclamizzato. Acrobazie zero. Coreografia ravvivata dallo schermo. Mini-storielle danzanti quasi tutte uguali e monotone prive di spunti di vera danza. Intermezzi cantati che nemmeno la più retriva delle parrocchie negli anni ‘50… Propaganda spicciola anti-regime da parte di una compagnia di pseudo cinesi (sono tutti americani). Tra l’altro costo esorbitante. Sconsigliatissimo”. In effetti i prezzi dei biglietti, proprio come nei teatri delle altre città dove Shen Yun ha calcato il palcoscenico, erano a dir poco “impropri”, oscillando dagli 80 ai 150 euro.
Sul più frequentato ed attivo TrustPilot, privo di recensioni “pilotate”, scritte interessatamente dai sostenitori della setta per depistare il pubblico meno informato, è un profluvio di pollici versi: “Spettacolo molto al di sotto delle aspettative. Grande delusione”, è il laconico responso di un utente, mentre un'altra spettatrice, pur apprezzando il livello delle danze, scrive che "l'arte è una trasformazione della realtà. Qui ci inculcano una vera lezione di una "religione" e questa non la possiamo chiamare arte. La lezione è noiosa, ripetitiva, di basso livello dei contenuti. Compilazione di spiegazioni a due voci, intercalate dalle scenette da scuola neanche cinese ma inventata da un 'illuminato'".
Un'altra spettatrice invece, pur apprezzando nell'insieme lo spettacolo, riconosce l'inopportunità di veicolare una propaganda settaria sotto le mentite spoglie di un'esibizione artistica: “concordo con chi ha recensito negativamente per il proselitismo, effettivamente il messaggio è forte e chiaro, e non dovrebbe interferire con uno spettacolo teatrale”. Così un'altra, che diplomaticamente afferma come gli effetti scenici e i costumi degli artisti “riescano molto bene a mimetizzare lo scarso valore e la ripetitività delle coreografie, ben distanti dalla vera danza classica ed etnica cinese. Deludente!”. Un'altra ancora, infine, conclude scrivendo: “ho visto a Roma questo spettacolo ma sono rimasta delusissima perché non è come quello che fanno vedere nei video, e cioè uno spettacolo davvero wow! Semplice balletto di danza cinese nulla di più, niente effetti speciali… Per poi non parlare del posto a sedere in tribunale in 4 piano dove non si vedeva nulla! Dicono che è sold out ma c'erano molti posti liberi! Una vera delusione!”.
Anche questa recensione non deve passare inosservata: far passare i propri spettacoli per “sold out”, "tutto esaurito", è una delle tante strategie di marketing a cui la setta spesso fa ricorso, al pari di molti altri “venditori di fumo”. Dando ad intendere che sia “tutto esaurito” anche quando in realtà non lo è affatto, uno spettacolo può apparire ancor più come qualcosa d'imperdibile e di gran valore ad un eventuale interessato, o potenziale spettatore, inducendolo così ancor più a volerlo vedere. Ed ecco che in tal modo il povero malcapitato si troverà a pagare per un biglietto, come quelli degli spettacoli di Roma, non inferiore agli 80 euro. In passato ipotizzammo, visti certi prezzi tanto salati e il contemporaneo “sold out”, che non mancassero pure situazioni di bagarinaggio più o meno “incoraggiato”: ma non siamo certo gli unici a pensarlo, dinanzi ad aspetti tanto incongrui. Ad ogni modo, con 80 euro si possono fare molte altre cose ben più edificanti di uno spettacolo di Shen Yun: gli eventuali interessati ci pensino.