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Quel curioso accanimento dei "pro-sette" contro l'Eritrea

2024-06-12 17:00

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Quel curioso accanimento dei "pro-sette" contro l'Eritrea

Lo scorso 13 maggio la Commissione USA per la Libertà Religiosa Internazionale (USCIRF) ha emanato il suo consueto documento di condanna per le violaz

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Lo scorso 13 maggio la Commissione USA per la Libertà Religiosa Internazionale (USCIRF) ha emanato il suo consueto documento di condanna per le violazioni delle “libertà religiose” in Eritrea, confermando un più che ventennale approccio di ghettizzazione verso un paese che guarda caso fin dal raggiungimento della sua Indipendenza (1991-1993) ha rifiutato d'indebitarsi con gli istituti di credito occidentali egemonizzati da Washington (unica nel Continente africano insieme alla Libia e al Botswana, che tuttavia hanno subito altre spesso note vicende storiche recenti, con relativi e conseguenti approcci dei loro governi), non è entrata nel dispositivo NATO-AFRICOM (caso unico per tutta l'Africa) e stabilito sin dal principio una politica estera multivettoriale, che pur sancendone la totale sovranità la rendeva molto amica di paesi come la Russia o la Cina, ed estranee ai vari tentativi d'influenza da parte di Stati Uniti ed Unione Europea. Tant'è che si trovò persino a subire la guerra d'aggressione da parte dell'Etiopia allora guidata dal TPLF di Meles Zenawi, tra il 1998 e il 2000, fortemente voluta proprio da Washington e con tutto ciò vinta respingendo sia pur a duro prezzo le forze etiopiche a casa loro; oltre a severissime sanzioni, varate nel 2009 e nel 2011 sempre su forte spinta degli Stati Uniti e dell'alleato etiopico, sulla base di prove false ed infatti poi regolarmente smentite come quelle di un sostegno al gruppo islamista degli al-Shabaab (che paradossalmente era sorto proprio una creatura del lavoro congiunto dell'intelligence americano ed etiopico, sorta dopo l'invasione della Somalia ad opera sempre dell'Etiopia di Zenawi nel 2006).

 

Chissà come mai, viene da chiedersi, l'USCIRF ne ha sempre per tutti quei paesi che presentano la particolare caratteristica d'essere un po' troppo distanti dall'agenda americana: raramente, infatti, vediamo il contrario. Poco importa: si sa benissimo che queste istituzioni, al pari della NED (National Endowment for Democracy, agenzia della CIA che sotto la copertura di promuovere i “valori democratici” mira in realtà a svolgere accurati lavori d'intelligence e a favorire il soft power americano nel mondo), sono ormai a dir poco “sbugiardate”. Facendo leva sulla questione dei “diritti umani”, di cui la “libertà religiosa” è una delle componenti, l'USCIRF altro non fa che produrre un po' di propaganda diffamatoria sul conto di questo o quel paese sgradito, addirittura indicato come “paese canaglia”, oltre ad indicare o confermare ai vari operatori umanitari e a tutto il loro corollario di ONG, così come ad uno stuolo di giornalisti ed opinionisti, su cosa debbano lavorare: perché ci sono argomenti permessi ed argomenti vietati, ovvero paesi di cui occuparsi, a costo pure d'inventarsi qualche carognata se proprio non c'è, e paesi di cui non occuparsi affatto, pena magari la perdita del “mensile”.

 

Oltre a porre l'accento su tre pastori arrestati vent'anni fa, ben guardandosi però dallo spiegare le reali ragioni delle loro pene giudiziarie anche perché ciò implicherebbe l'ammissione pure delle colpe e dei collegamenti che gli Stati Uniti e il TPLF etiopico avevano con costoro, il documento prosegue elencando anche 500 altri cristiani (cosa non certo sorprendente, in un paese dove più del 60% della popolazione è fatta di cristiani e il rimanente di musulmani) oltre alla predicatrice Abenet Yemane detenuta per nove anni e a 40 membri dei Testimoni di Geova. I tre pastori, addirittura dichiarati della Chiesa copta ortodossa eritrea Tewahedo, sono invece membri di chiese anch'esse d'origine anglosassone, e controllate da Washington proprio per favorire il soft power nel Continente Africano così come nel Sud Est Asiatico e in America Latina: Haile Naygzi, della World Evangelical Alliance, esponente di spicco della Full Gospel Church; Kiflu Ghedremeskel, stesso identico discorso; e Meron Gebreselasie, della Rhema Evangelical Church. 

 

Tutte queste sette, come numerose ONG pseudo-umanitarie, in realtà hanno agito con funzioni d'intelligence allo scopo di destabilizzare il paese in pieno accerchiamento militare e regime sanzionatorio internazionale, operando in piena intelligenza col nemico e fornendogli informazioni sensibili per la sicurezza dello Stato. Detenuti in modo umano e rispettoso della loro salute (nel caso di Haile Naygzi, anche con frequenti visite e degenze ospedaliere per via del diabete e dell'ipertensione), come riconosciuto dagli osservatori diplomatici che hanno avuto più volte occasione di visitarli, sono più che vittime d'ingiustizia o prigionieri di coscienza (dato che hanno cospirato contro il loro paese per propiziare un nuovo attacco militare) esempi di cosa debba essere un regime detentivo nei limiti del possibile rispettoso del reo e delle condizioni umanitarie. Una lezione che vale proprio per gli Stati Uniti, che non soltanto a Guantanamo (chi si ricorda di Abu Grahib o delle carceri segreti in Europa dell'Est, quest'ultime tuttora operative?) si sono fatti ben riconoscere, a tacere della loro condizione carceraria interna; e per l'Unione Europea, o l'alleato israeliano, che analogamente non sempre spiccano distinguendosi per rispetto dei loro detenuti (si pensi ad esempio alla condizione delle carceri italiane, senza andar troppo lontani). 

 

E' una maledizione che purtroppo grava su molte delle fortune e delle possibilità dell'Africa, quella della presenza di chiese e movimenti religiosi, politici ed umanitari che dietro finte maschere di bonarietà e rispetto delle istituzioni locali mirano in realtà a sovvertirle e a garantire la prosecuzione del retaggio del necolonialismo occidentale: riuscire a fronteggiarle, nel migliore dei modi possibili, è uno dei primi passi che un paese africano debba fare insieme al rifiuto dell'indebimento e degli aiuti dall'estero (che impedendo lo sviluppo dell'economia locale vincolano per sempre quel paese alla loro ricezione, riducendolo ad un eterno “dipendente dagli aiuti” facilmente controllabile dai paesi occidentali, come proprio il caso di un'altra agenzia americana, l'USAID presente in mezzo mondo, ben ci sta a ricordare) per rendersi realmente autonomo e sovrano. 

 

Un'ultima curiosità: ma se gli Stati Uniti tanto avversano un paese che ha la colpa di non lasciarsi sottomettere, e che vanta troppe malviste frequentazioni con altri paesi non allineati come la Russia o la Cina, perché qualche mese fa, disperati per l'impossibilità di fronteggiare gli Houthi nel Mar Rosso, sono andati a cercarla riconoscendo a distanza di più di vent'anni (almeno per quanto li riguarda, dacché il resto del mondo s'era già portato avanti da un bel po') il verdetto dell'Eritrean-Ethiopian Boundary Commission del 2002, successivo alla fine della guerra etiopico-eritrea del 1998-2000? Speravano con così poco di guadagnarsi l'ingresso dell'Eritrea (tra le prime dieci maggiori potenze militari in Africa) nella loro Operazione Prosperity Guardian (OPG) contro gli Houthi? E magari ora, siccome non hanno neanche ricevuto risposta (ed era ovvio), se la sono presa e tornano a parlare di diritti umani e libertà religiose violate? Perché a pensar male, come diceva qualcuno…

 


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