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Una spiegazione più sotterranea al declino del Falun Gong

2024-09-09 17:00

OS

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Una spiegazione più sotterranea al declino del Falun Gong

Poiché tanto ha colpito, nello scorso mese di giugno, la notizia che il Falun Gong tramite la sua controllata Epoch Times (giornale che esce in numero

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Poiché tanto ha colpito, nello scorso mese di giugno, la notizia che il Falun Gong tramite la sua controllata Epoch Times (giornale che esce in numerosi paesi e relative lingue, spesso pure con edizioni cartacee, molto influente soprattutto nei paesi anglosassoni e solitamente oggetto di varie inchieste giornalistiche per la sua linea editoriale basata sulla deliberata scelta di diffondere fake news a dir poco inquietanti) avesse operato una maxi-frode dal tenore di diverse decine di milioni di dollari, dove non era neppure mancato il ricorso alle criptovalute tanto per rendere più facili certi insoliti trasferimenti di capitali da una parte all'altra del mondo, è stato per noi spontaneo chiederci se per la setta di Li Hongzhi non stessero davvero iniziando problemi ben più seri di quelli millantati da molti suoi seguaci e comunicatori negli anni. Dopotutto, se non si riesce a spegnere per tempo l'attenzione di media e magistrati, il rischio è che l'incendio s'allarghi troppo, per così dire a livelli poi irreversibili. 

 

Così, dal mese di giugno in poi, abbiamo preferito sederci e metterci a guardare cosa succedeva nel frattempo, certi che nel dipanarsi dei mesi di luglio ed agosto qualcosa sarebbe pur capitato; ed ecco, infatti, moltiplicarsi i vari servizi di tanti giornali, non soltanto in Europa ma soprattutto negli Stati Uniti, dove la setta ormai dagli Anni ‘90 ha sede e nel corso del tempo ha consolidato la propria presenza e nondimeno i propri affari. Probabilmente dopo anni di studio di certi fenomeni settari si sviluppa quel sesto senso che, dinanzi a certi precisi e particolari eventi, porta a pensare che stavolta qualcosa di realmente nuovo, rispetto al passato, stia capitando davvero. Tutti sappiamo che qualsiasi movimento, di qualsivoglia natura, difficilmente può conoscere un'espansione nel tempo se da qualche parte non trova un sostegno politico ed istituzionale, sicuro e costante; può riceverlo dall'interno o dall'esterno rispetto al paese in cui opera, o da entrambe le parti, ma in ogni caso senza di esso non potrà mai conoscere un reale successo, ancor meno sperare di spiccare oltre l'originaria ed anonima esiguità.

 

Quel che successe al Falun Gong negli anni della sua nascita e del suo successivo sviluppo, nella Cina dei primi Anni ‘90, fu proprio questo: il movimento non appariva ancora come una realtà maligna, e godeva pertanto della fiducia di molti comuni cittadini che vi vedevano soltanto una nuova varante del Qi Gong, disciplina millenaria molto seguita per la coltivazione del proprio benessere psicofisico. Chi mai andrebbe a sospettare di una scuola di Qi Gong che inizialmente si presenta innocua e benefica come tutte le altre? Furono i suoi atti successivi a far capire alle autorità cinesi che probabilmente quella scuola proposta da Li Hongzhi era, più che un’innovazione rispetto ad un'antica disciplina dalle tante varianti e metodologie, una pericolosa truffa che stava attentando alla salute fisica e mentale di molti suoi seguaci, rendendoli all'occasione pure dei terroristi disposti a mettere in pericolo la sicurezza dell'ordine pubblico, mentre il suo guru ammassava all'estero conti bancari da capogiro. Immediati dunque i provvedimenti, con ulteriori misure adottate anche negli anni successivi, ma il danno era ormai fatto mentre la setta, di cui emergevano sempre più i sostegni ricevuti dall'estero, in particolare proprio dalla NED (National Endowment for Democracy, agenzia finanziaria e propagandistica della CIA) e dal Dipartimento di Stato USA, trovava guarda caso riparo proprio nel paese in cui era stata concepita la sua fortuna, impiantando i suoi nuovi quartier generali a New York. 

 

In tutti questi anni il Falun Gong ha goduto di un buon sostegno bipartisan da parte del mondo politico americano, e non solo, giacché anche tutto il resto del cosiddetto “Occidente allargato” (paesi geograficamente e culturalmente occidentali come quelli europei, ma anche altri che non lo sarebbero ma che hanno pur sempre un chiaro allineamento politico a Washington come il Giappone, la Corea del Sud, l'Australia o la Nuova Zelanda, asiatici ed oceanici, e così via con altri esempi) vede a sua volta i propri schieramenti politici divisi in destre e sinistre che grossomodo ricalcano il dualismo tra Repubblicani e Democratici, non di rado da quest'ultimi attingendo molta farina anche per il proprio sacco. Tuttavia l'emersione di un mondo sempre più multipolare, ovvero proprio ciò che a suo tempo le agenzie americane cercavano di contrastare ricorrendo anche all'infiltrazione di sette che dovevano funzionare come “cancri sociali" nel corpo dei paesi emergenti, ha portato a grossi cambiamenti anche negli equilibri politici interni agli Stati Uniti. Sono cambiati, nonostante tutto, gli equilibri politici internazionali, per fattori prima ancora economici e produttivi, e di conseguenza in modo simmetrico lo stesso è avvenuto anche negli Stati Uniti, con grossi cambiamenti che hanno iniziato a scuotere sempre più vigorosamente un assetto in passato certamente più coeso. Oggi, invece, quell'assetto non pare più così coeso come prima; anche se mai era stato davvero un monolite, ancor meno lo potrebbe essere ora, con attriti, frizioni e rivalità tra vari settori, quadri intermedi e gruppi di vertice. Le faglie sono sempre più estese e trasversali, sia tra gruppi che al loro interno.

 

Se il Falun Gong accusa il New York Times di volergli cospirare contro in combutta col PCC, dice come sappiamo una solenne sciocchezza, giacché tale ricostruzione denota tutto il fanatismo dei suoi membri e la loro ossessione per i complotti. Tuttavia s'avvicina parzialmente ed inconsapevolmente ad una verità, o forse ipocritamente la fiuta ma ben si guarda dal denunciarla, ed è quella per cui la lotta sempre più accesa tra settori dirigenti della società americana è ormai giunta da tempo al punto di rompere molta della vecchia unità che connotava l'arco costituzionale. Se prima erano soprattutto i Democratici a rappresentare i migliori referenti e mecenati politici del Falun Gong, pur senza mettere in discussione i buoni uffici coi vecchi Repubblicani egemonizzati ancora dal medesimo "centro liberale", oggi sono invece gli elementi della destra americana più conservatrice a presentarsi come i suoi migliori alleati. Proprio quella destra identitaria che negli anni ha partorito il fenomeno del sovranismo, una risposta al neoliberalismo che da anni dominava nelle fila repubblicane; quella destra ha vinto la sua OPA sui Repubblicani diventandone oggi forza elettorale ed ideologica egemone, determinando così un maggior distanziamento dai Democratici dove invece il centro neoliberale vira sempre più su un arroccamento della linea woke. Il vecchio dualismo tra Donald Trump e Hillary Clinton vide già allora il deciso smarcamento del Falun Gong a favore del primo, con un sostegno che non è mai venuto meno neppure negli anni successivi; nondimeno lo si vede rivivere oggi, nel rinnovato dualismo tra il rispolverato Trump e la candidata democratica Kamala Harris. Vadano come vadano le elezioni americane, quel che è certo è che lo sfaldamento del vecchio mondo socio-politico su cui il Falun Gong riponeva le proprie fortune originate negli Anni ‘90 e negli anni successivi spiega oggi molte delle sue nuove sfortune. Gli articoli del New York Times, ma anche certe altre maggiori attenzioni ricevute rispetto al passato da tanti altre testate ed istituzioni, possono trovare una loro prima risposta anche in questo. Forse qualche ragione in più per sentirsi non perseguitato, ma abbandonato dalla buona sorte e da tanta vecchia politica che oggi lo giudica troppo ingombrante e non più così utile come in precedenza, Li Hongzhi stavolta ce l’ha.


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