Raramente ci occupiamo di Scientology, giacché molti operatori di settore ne trattano con costante abbondanza; ma la setta americana, tra le più note e potenti al mondo anche per via della grande celebrità di molti suoi fedeli (sebbene non sia l'unica, agli occhi dell'opinione pubblica ha pur sempre la nomea di “setta dei VIP”, in particolare hollywoodiani), non perde comunque mai occasione per espandersi e coltivare con un'astuta strategia del consenso la benevolenza di molte istituzioni ed aree della società.
Ne è un esempio Narconon, la sua succursale concepita almeno in teoria per portare avanti programmi di disintossicazione dalla dipendenza da droghe, ma nei fatti anche valido e subdolo strumento per attrarre nuovi fedeli ammantandosi dietro un'immagine nobile e rassicurante: dopotutto non è forse così che funziona una certa filantropia? Con la scusa di far del bene, si coltivano intanto i propri affari, e spesso anche assai lucrosamente; mentre gli applausi scrosciano e gli incassi… pure. Il fatto che in molti paesi Narconon possa farsi pubblicità pure nelle scuole consente tanto alla stessa organizzazione quanto alla setta che la dirige di darsi sempre maggiori legittimazioni, al contempo coltivandosi il consenso anche tra le nuove generazioni: dopotutto si sa bene come i migliori “pubblicitari”, dentro le famiglie, ovvero nel primo nucleo della società, siano proprio i più giovani. Ecco perché gli istituti scolastici sono sempre tanto presidiati, un po' da tutti: ogni associazione, buona o cattiva, laica o religiosa, storica, ambientalista o sportiva che sia, quando può e se può tenta la carta delle scuole per farsi un po' di pubblicità. Così non deve stupirci se Narconon sia stata presente anche in varie scuole italiane, dalla Puglia al Piemonte.
Ma non è solo Narconon a dover destare la nostra attenzione: come dicevamo, Scientology sa bene come giocare le proprie carte, ed è raro che sbagli una sua puntata. In varie parti d'Italia sono sorte le sue chiese, dei grandi templi dall'aspetto sontuoso, costosi quanto “un occhio della testa”: ma il fiume di denaro che la alimenta, come dicevamo, non è mai un problema dato che non conosce soste. Dal suo arrivo in Italia nel 1974, la setta ha fondato fino ad oggi oltre dodici sue chiese, che radunano non meno di 265mila fedeli: numeri d'indubbia importanza e che ci aiutano a capire quanto ben strutturata e ramificata Scientology sia ormai nel nostro paese. Potremmo citare le sedi di Milano, Torino, Verona, Firenze, Cagliari, Padova, Catania, Pordenone, Pisa, Lucca, Modena, Novara…
Come già dicevamo, però, per entrare nelle scuole, seppur col tramite di un'organizzazione civetta, e per poter fondare chiese in varie parti del territorio nazionale, ci vuole sempre un'oculata strategia del consenso: bisogna insomma farsi prima di tutto ben volere, così da poter poi continuare a pubblicizzarsi ancor di più e con risultati sempre di maggior spessore. Tale strategia si sostanzia ad esempio nel coltivare buoni uffici con le varie istituzioni locali, in modo da convincerle che non si è come raccontato da certi “maligni” una setta discutibile, ma semmai un culto come tanti altri, del tutto positivo e rispettabile, se non addirittura un arricchimento per il tessuto sociale. Non solo le amministrazioni comunali o singoli esponenti politici, ma anche gli altri ambienti religiosi non sfuggono a questo diplomatico approccio: dopotutto, se ci si vuol dare la reputazione di movimento religioso pacifico e benigno, bisogna farsi vedere da tutti a proprio agio con le altre religioni e i loro rappresentanti. Men che meno, poi, si può trascurare il mondo della cultura: abbiamo parlato dell'esempio di Narconon, ma anche stabilire un buon legame con ambienti culturali ed universitari non è affatto una cattiva idea, e permette di darsi un'ancor più solida ed istituzionale autorevolezza. Infine, un po' di giornalisti ed intellettuali vicini o pronti a dar manforte al proprio desiderio di visibilità e legittimazione, e ad assecondarlo come meglio si può, non manca mai.
Non deve quindi stupirci se ad esempio lo scorso 30 maggio Scientology ha tenuto nella sua sede di Roma una conferenza con una realtà come l'Osservatorio sugli Enti Religiosi, il Patrimonio Ecclesiastico e le Organizzazioni Non Profit dell'Università di Napoli “Luigi Vanvitelli”: già si può comprendere il valore legittimante che per una setta religiosa ha l'ospitare nel proprio “tempio” un evento accademico. La sede di Roma, inaugurata nel 2009, fino a due anni prima era stato un monastero cattolico legato alla Congregazione dei Fratelli Cristiani: in gergo, ben più che un semplice passaggio di consegne. Metter radici in un luogo di culto un tempo cattolico a Roma, capitale della Cristianità e sede della Chiesa Cattolica Romana, per la setta rappresenta ben più che una crescita e una legittimazione, soprattutto ai suoi occhi: non tutti gli altri lo possono capire, e se gli viene spiegato non necessariamente si rendono conto di quanto ciò possa essere importante.
Non meno importante era l'insieme degli argomenti discussi, trattati da numerosi esponenti del mondo politico, giuridico ed universitario di vari paesi, dall'Italia alla Svizzera, dalla Spagna alla Colombia fino alla Romania, tesi più o meno a convergere su alcuni punti cari non soltanto ad una setta come Scientology ma un po' a tutti i movimenti religiosi e settari consimili: quali autorità ed autorevolezze possono avere le istituzioni statali nel gestire le libertà di culto? Come ben possiamo intuire, cercando a tutti i costi di far passare l'idea che le varie sette religiose siano semplici religioni come tutte le altre, si mira ad “agganciare” quella stessa libertà d'azione concessa a quest'ultime; non solo nel quadro dei paesi a democrazia liberale, come quelli occidentali in cui come vediamo la situazione delle sette religiose è solitamente già piuttosto più che agevole; ma anche oltre, in altri paesi al di fuori dell'Europa e delle Americhe in cui vigono diverse tradizioni culturali, sociali, politiche e religiose. Se già una setta come Scientology, al pari di altre, suscita anche in paesi occidentali a democrazia liberali più di una motivata polemica o discussione, figuriamoci altrove, dove solitamente la sua incompatibilità col tessuto circostante appare ancor più lampante che mai.
Così, legittimandosi in nome del rispetto delle libertà di culto o delle “libertà religiose”, da concedersi astrattamente a tutti proprio come astrattamente tutti andrebbero riconosciuti come normali religioni al pari di quelle tradizionali (che tuttavia, diversamente da una setta, non sono certo movimenti chiusi, dove è facile entrare ma difficile uscire e l'assoggettamento del fedele è oltremodo implicito), si legittima anche l'appello alla lotta politica contro quei paesi che, in quanto non parte del mondo occidentale, comprensibilmente nemmeno ne possono condividere certi modi di vivere le religiosità alternative, o nuove religioni o culti settari che dir si voglia. L'appello a denigrare e contrastare tali paesi per la loro diversa visione di società, comunità e Stato rispetto a quella dell'Occidente euro-americano, dunque, è ben più che evidente. Basterà guardare a dove Scientology è fortemente attenzionata o soggetta a restrizioni per certe vecchie e ben note questioni per poter, con molta facilità, “fare due più due”.