Giunti ormai al mese di settembre, possiamo dire che il 2024 abbia buone probabilità di venir ricordato come un annus horribilis dal Falun Gong e dai suoi adepti. Sebbene pure negli anni precedenti gli illeciti dei suoi vertici e le bizzarrie dei suoi vari canali d'informazione avessero sollevato più volte l'attenzione della stampa americana ed europea, è stato probabilmente in questi ultimi mesi che abbiamo assistito ad un ulteriore salto di qualità, con situazioni la cui gravità hanno destato anche l'interessamento delle Procure. Un esempio lo s'è avuto col caso di frode bancaria e riciclaggio di denaro che ha coinvolto Weidong Guan, direttore finanziario di Epoch Times, il quotidiano di proprietà della setta. Da New York la notizia è dilagata sui giornali di mezzo mondo, europei compresi, senza però ricevere grandi attenzioni in Italia, dove le nostre testate poco conoscono la tematica e, sempre in fatto di sette, hanno comunque già molto da attingere in casa per un loro eventuale pezzo: si pensi ai recentissimi fatti di Altavilla Milicia, della Madonna di Trevignano, o ancora a quelli di Alex Marangon e Sharon Verzeni. In più, in Italia il Falun Gong è composto da un pugno di pochi fedelissimi, mentre l'edizione nazionale di Epoch Times analogamente vivacchia con un pubblico a quota zero sorreggendosi su una redazione pallida e scalcinata.
Non così però in paesi come Francia e Germania, dove infatti gli articoli d'inchiesta sulle capacità di Epoch Times d'influenzare ed intossicare il dibattito pubblico sono ricorrenti, proprio perché là il pubblico di tale giornale è molto più vasto e le sue redazioni locali ben più agguerrite e produttive. In Germania, per esempio, sul finire di maggio una rivista dedicava un nuovo servizio sulla delirante linea editoriale del giornale della setta, mentre all'inizio del mese in Francia molto aveva fatto discutere l'ennesima fake news spacciata da Epoch Times, secondo cui in occasione dei Giochi Olimpici di Parigi milioni di carte di credito di cittadini francesi sarebbero state improvvisamente disattivate: ignoriamo quale sia la normativa francese in proposito, ma in Italia probabilmente chi diffonda simili notizie potrebbe incorrere nel reato di procurato allarme. Eppure anche nel nostro paese, perlomeno in momenti in cui le sette nostrane non nutrivano come oggi le pagine di cronaca nera, qualche giornale ha fornito dei validi servizi sull'informazione tossica di Epoch Times, e i nostri lettori ne avranno certo memoria.
Ad ogni modo, se per il Falun Gong l'Italia è un caso perso o poco più, visto lo storico disinteresse del pubblico verso le sue discipline, non così come abbiamo visto è in altre parti del mondo, ed è probabilmente proprio per questo che il 2024 potrebbe essere per il movimento e i suoi seguaci un annus horribilis o quantomeno uno dei primi, e dei peggiori. Se la setta comincia a sentirsi troppo attenzionata da magistrati e seri professionisti dell'informazione, vuol dire che le cose per Li Hongzhi e il suo staff non vanno più tanto bene come prima: la benevolenza su cui per anni hanno contato da parte di un mondo bipartisan della politica e della cultura probabilmente oggi non si può più dare per certa come prima. Guardate per esempio questa lista d'articoli pubblicata da The New York Times: solo nel mese d'agosto di quest'anno il Falun Gong e le sue varie diramazioni, da Epoch Times al corpo teatrale Shen Yun, hanno ricevuto delle considerazioni non proprio da incorniciare. Anche in passato il giornale newyorkese dedicava, una o due volte all'anno, un articolo alle “irregolarità” della setta, che peraltro conosce bene visto che ha la sede operativa nella sua stessa città, a Manhattan; ma è stato a partire d'agosto che il numero e la frequenza di tali pezzi ha iniziato ad impennarsi, chiaramente trovando subito lo spirito di vittimismo dei seguaci di Li Hongzhi che non hanno tardato un attimo a parlare di un complotto ordito dal New York Times insieme ai dirigenti del Partito Comunista Cinese: una tesi che, detto inter nos, appare alquanto azzardata. Non sono del resto minori i pezzi dedicati a Shen Yun e ai suoi lati oscuri, e così ovviamente pure ad Epoch Times.
Non è in ogni caso il solo New York Times a procurare qualche mal di pancia al Falun Gong, considerando quanto seguito abbia tale giornale e quanto sia quindi prontamente ripreso anche da altre testate, che ben presto elaborano sui suoi scoop propri articoli di denuncia, anche al di fuori degli Stati Uniti. Tornando rapidamente in Francia, ecco come le denunce del New York Times a Shen Yun trovino un degno eco in una prestigiosa pubblicazione come Le Monde Diplomatique, non certo l'ultimo giornaletto di periferia. Sono tutti fatti che Osservatorio Sette racconta ai propri lettori da tempi non sospetti, visto che i primi articoli uscirono ancora sei anni fa. In tutti questi anni abbiamo potuto assistere al progressivo declino del Falun Gong e delle sue varie diramazioni “mediatiche” e “culturali”, non soltanto nel nostro paese dove in realtà come già raccontavamo non ha mai davvero attecchito, ma soprattutto in quei paesi dove maggiormente concentrava e trovava la propria forza, in Nord Europa e negli Stati Uniti. La politica ha certamente avuto un grande ruolo nell'elevare dapprima il Falun Gong agli altari, e nello spingerlo ora nella polvere, e non tanto in Italia, dove nel mondo politico ha pochi amici e quei pochi sono tutte personalità comunque con una testa ed un'anima più americana che italiana; ma nel resto d'Europa e negli Stati Uniti, dove invece il suo grado di compromissione col movimento guidato da Li Hongzhi è ben avvertibile ed esteso a più livelli. Ma di questo torneremo a parlarvene a breve fornendovi qualche dato in più.