Giorni fa, con un'inchiesta pubblicata dalla testata online RomaToday, è emerso il giro plurimilionario che in breve tempo ha portato la diramazione italiana di una Chiesa evangelica brasiliana a fondare in Italia un vero e proprio impero patrimoniale. Con donazioni da parte dei fedeli nell'ordine di centinaia di euro alla volta, olio d'oliva venduto a prezzi da “bene rifugio” ed una gestione finanziaria più consona ad una finanziaria che ad un ente religioso, la Comunità Cristiana dello Spirito Santo ha già realizzato a Roma un tempio dal valore di tre milioni di euro, ai margini del quartiere San Lorenzo. In Brasile i vertici del movimento possono contare su una solida base di 70 milioni di fedeli e su un grande gruppo mediatico che controlla radio, TV e giornali, e col quale possono facilmente avvicinare a sé nuovi fedeli, tutelare la propria immagine ed attaccare quanti li criticano, nonché influenzare buona parte dello stesso mondo politico brasiliano.
Tutti ricorderanno quanto fossero influenti i vari movimenti evangelici nella politica brasiliana sotto la presidenza di Jair Bolsonaro, ed ancor prima nel sostenerne l'ascesa al potere. I benefici che ottennero in quel quinquennio furono assai immaginabili, anche perché si ritrovarono di fatto ad esercitare un controllo indiretto nella gestione politica e legislativa del paese: numerosi erano i parlamentari sia della maggioranza che dell'opposizione che gli erano legati e su cui potevano contare, e così pure per quanto riguardava i membri del governo. La situazione non è neanche oggi più di tanto cambiata, e d'altronde anche prima la loro presenza nelle istituzioni brasiliane non si poteva certo definire trascurabile. E' un argomento che spesso abbiamo trattato, quello della grande espansione conosciuta negli anni dai vari movimenti del terzo protestantesimo in America Latina, a danno della Chiesa Cattolica che infatti ha parallelamente perso molti dei suoi fedeli.
E' sicuramente istintivo, per chi ci legge, pensare al contemporaneo fenomeno di Javier Milei, che nella vicina Argentina ha riprodotto o meglio espresso quello stesso fenomeno a suo tempo già apparso con tutta la sua importanza in Brasile con Jair Bolsonaro. L'OPA dei gruppi evangelici in America Latina non è stata soltanto in ambito religioso, relativo al numero dei fedeli da raggiungere, ma anche e soprattutto in ambito politico ed economico, con l'acquisizione di una capacità sempre più elevata nel controllare ed influenzare i paesi in cui operano. Tali gruppi sono sia Chiese autoctone che filiali di altre “Chiese madri” nordamericane che analogamente le controllano per far coincidere gli interessi dei paesi in cui operano con quelli degli Stati Uniti in cui hanno tratto origine: si presenta dunque come una sorta di trasposizione in chiave religiosa della storica “dottrina Monroe”, molto efficace nel perseguimento e nell'irrobustimento del “soft power”.
Nel caso della Comunità Cristiana dello Spirito Santo si parla di un movimento che, quanto altri, promuove la cosiddetta “Teologia della Prosperità”: qualcuno istintivamente penserà alla Teologia della Liberazione che il Cardinale Romero ed altri promuovevano in seno alla Chiesa Cattolica negli Anni ‘60 e ’70, e che fu duramente contrastata tanto dalle locali dittature latinoamericane del tempo, controllate dagli Stati Uniti anche per mezzo del famigerato “Piano Condor”, quanto dalla stessa Curia romana e dal Vaticano, che sotto Papa Giovanni Paolo II e Segretario di Stato Agostino Casaroli con Washington scontavano un non minor vincolo in funzione anticomunista. Tuttavia, tra la Teologia della Prosperità e quella della Liberazione in comune non c'è proprio nulla, e come possiamo facilmente apprendere anche da altre ricerche mirate la prima altro non è che la canonizzazione di “una concezione neoliberista e meritocratica secondo la quale la ricchezza sarebbe il segno di una benedizione divina che premia la fede del soggetto col benessere, il successo economico-sociale, la salute, la prosperità appunto”. Tali principi ben riecheggiano la cultura protestante, quella che non a caso dapprima in Olanda e poi in Inghilterra riuscì a concepire e favorire la dottrina del capitalismo in età moderna.
Che tra cattolici e protestanti, o meglio ancora evangelici e gruppi consimili legati a doppio filo al mondo politico ed economico americano, volino oggi gli stracci e la tensione si faccia sempre più accesa lo possiamo facilmente notare anche da altre testimonianze di dottrina sociale della Chiesa romana, che porta quest'ultima a dichiarare apertamente come quella della “Teologia della Prosperità” altro non sia che un serio “pericolo”, un “vangelo diverso” e soprattutto “made in USA”. Di fronte ad uno scontro che si fa sempre più duro tra cattolici ed evangelici, il vecchio linguaggio della Chiesa romana, spesso più mite e quasi diplomatico, passa in cavalleria a favore di toni molto più chiari e diretti, che suonano ai fedeli e all'opinione pubblica come un serio avvertimento a non lasciarsi sedurre da sirene e vitelli d'oro che dietro alla promesse di spiritualità celano invece mire d'egemonia economica e politica per conto terzi. Il problema, indubbiamente serio anche se visto fuori dalla sfera cattolica, come sappiamo non riguarda ormai più la sola America Latina ma anche tutto il resto del mondo, dall'Asia all'Africa all'Europa, Italia compresa.