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Il caso di Alex Marangon, un dramma avvenuto nella piena mancanza d'empatia

2024-09-14 18:00

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Il caso di Alex Marangon, un dramma avvenuto nella piena mancanza d'empatia

A distanza ormai di due mesi, avendone nel frattempo seguite le ricostruzioni d'inquirenti e giornalisti, appare essenziale discutere del caso di Alex

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A distanza ormai di due mesi, avendone nel frattempo seguite le ricostruzioni d'inquirenti e giornalisti, appare essenziale discutere del caso di Alex Marangon, il venticinquenne barista di Marcon (VE) morto nella notte tra il 29 e il 30 giugno scorsi in quel che ben presto è apparso come un inquietante omicidio-suicidio a sfondo settario. Durante tutto questo tempo l'Abbazia di Santa Bona di Vidor (TV), dove s'è svolto il ritiro spirituale noto come “Canti Medicina nell'Abbazia”, ha sempre mantenuto una sinistra centralità conferendo alla vicenda i contorni di un noir a sfondo gotico. Là come sappiamo era avvenuto il rituale, e sempre là hanno continuato a tenersi per tutto questo tempo altri eventi, dei generi più disparati come feste di laurea o di matrimonio. Proprio un matrimonio s'era svolto lo stesso pomeriggio dopo la scomparsa del ragazzo, come se poco prima nulla di grave vi fosse accaduto. L'ultima notizia poi, vissuta come un grave affronto alla memoria della vittima, alla sensibilità dei suoi familiari e all'immagine del territorio, la scelta di svolgervi il consueto palio cittadino, come se nulla vi fosse accaduto; fortunatamente le autorità comunali hanno poi provveduto ad abbandonare il progetto, accogliendo le richieste della famiglia ed optando per un'altra sede. Ciò non ha tuttavia spento gli strascichi e le polemiche, con continui malumori da parte di molte persone del territorio e “leoni da tastiera” sul web contro i genitori del ragazzo.

 

Quella notte in cui è scomparso, per venir poi ritrovato morto su un isolotto del Piave alle Grave di Ciano il successivo 2 luglio, è ormai certo che Alex avesse assunto l'ayahuasca, la cosiddetta “droga degli sciamani”, come emerso già in principio e poi ulteriormente attestato anche dagli ultimissimi rilievi tossicologici. Tuttavia, numerosi elementi avevano fin dall'inizio chiamato in causa questo temibile stupefacente, che da anni anche in Italia sta conoscendo una fortissima diffusione spesso proprio sull'onda del contemporaneo estendersi di nuovi e svariati gruppi spirituali di stampo sciamanico. Tutta la vicenda appare ancor oggi difficile da ricostruire in forma realmente esaustiva per via della collaborazione quando carente o non costruttiva o persino dell'omertà di coloro che hanno partecipato al rito o ne sono stati testimoni; basti pensare a quanto detto dal guru Andrea Gorgi Zuin, o dai colombiani Jhonni Benavides e Sebastian Castillo, curandero e musicista ospiti della setta e presenti alla serata, in seguito datisi alla macchia presumibilmente rientrando in patria

 

Secondo il guru Zuin il giovane barista s'era spontaneamente allontanato dal rituale nelle sue fasi finali, durante il “cerchio di musica”, e la sua morte sarebbe dunque stata causata da una caduta accidentale; tuttavia, secondo le sue prime dichiarazioni, ad accompagnarlo c'erano proprio i due curanderos, garantendo circa la loro affidabilità. Costoro, resisi poi irreperibili, possono essere contattati dagli inquirenti tramite un legale che li rappresenta, ma dati i loro continui spostamenti diventa assai difficile poter parlare di rogatorie nei loro confronti; e anche circa l'attendibilità delle loro dichiarazioni, sia quelle già rese che quelle che potranno ancora fornire, il valore in sede giudiziale sarebbe pressoché nullo. Anche secondo il conte Giulio Da Sacco, proprietario dell'Abbazia, Alex si sarebbe allontanato da solo, ma sotto effetto di sostanze: per l'esattezza, proprio di ayahuasca, come asserito ormai dagli studi condotti dall'Università di Trieste. Parliamo ovviamente di sostanze pericolose ed illegali nel nostro paese: spacciarle e somministrarle costituisce dunque già di per sé un grave reato, in questo caso accompagnato da uno ancor più grave come quello d'omicidio. Secondo i curanderos, tuttavia, quelle che avevano distribuito sarebbero state soltanto delle “purghe”, mentre su quanto avvenuto quella sera verrebbe fatto soprattutto un eccessivo “sensazionalismo”.

 

I genitori, pronti ad accettare qualunque verità purché sia la verità, hanno già una loro versione che da tempo sostengono. Alex sarebbe stato molto probabilmente adescato da persone della setta, dopo essersi rivolto ad un'erboristeria per curare i suoi cronici problemi d'asma che dopo due operazioni al naso lo portavano ormai a dubitare delle cure tradizionali;  seppur messo in guardia dai suoi, che l'avvertivano proprio del pericolo di una setta manipolativa, sarebbe poi stato ucciso quella sera perché aveva visto qualcosa che non doveva vedere, o sentito qualcosa che non doveva sentire. Le cure prospettate dalla setta erano indubbiamente molto costose, ben 400 euro alla volta, ovvero prezzi non proprio omeopatici. Poiché le ferite riscontrate sul suo corpo non corrispondono con quelle di una caduta da un dirupo, neppure dall'alto, tutto conduce al pestaggio, a cui Alex sarebbe stato sottoposto proprio per ragioni ancora del tutto da chiarire. Non di fatalità ma d'omicidio si deve quindi parlare, malgrado il generale clima d'omertà e non collaborazione aggravato dall'assenza di venti testimoni continui a rendere davvero molto ostica la ricostruzione dell'accaduto.

 

Nel frattempo, dal web non sono mancati messaggi offensivi e denigratori verso la vittima e i suoi familiari, persino minacce che hanno costretto all'annullamento di una marcia per chiedere che siano fatte verità e giustizia, e che avrebbe dovuto tenersi in concomitanza proprio col palio cittadino. Le minacce da parte di molti cittadini interessati a riavere una piena fruibilità dell'Abbazia giungevano del resto da settimane, fin da poco dopo la scomparsa di Alex, a testimonianza di una grave insensibilità e mancanza d'empatia di molta parte della comunità. Un comportamento egoista e poco solidale che trova un degno contraltare anche negli stessi compagni di setta di Alex, che a distanza di tutto questo non manifesterebbero alcun pentimento continuando ancora imperterriti ad usare i suoi contanti e la sua carta di credito; costringendo i familiari, non dopo poche complessità, ad ottenerne il blocco. Insomma, nessun senso di colpa da parte di persone che la vittima dopo una breve frequentazione già considerava dei veri “amici” e che in poco tempo, dopo l'accaduto, onde eliminare quante più prove possibili, hanno ben pensato di fare pure un completo repulisti d'ogni elemento compromettente dalle loro pagine social. 

 

 


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