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Lo Xinjiang e il "genocidio degli Uiguri" visti dal Parlamento italiano

2021-06-16 16:00

OS

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Lo Xinjiang e il "genocidio degli Uiguri" visti dal Parlamento italiano

Pochi giorni fa, il 26 maggio, il Parlamento italiano ha votato quasi all'unanimità una condanna per le "atrocità" attuate dalle autorità cinesi a dan

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Pochi giorni fa, il 26 maggio, il Parlamento italiano ha votato quasi all'unanimità una condanna per le "atrocità" attuate dalle autorità cinesi a danno degli Uiguri e di altre popolazioni di ceppo turco, prevalentemente musulmane, nella Regione Autonoma dello Xinjiang. Il dibattito che ha portato a questo risultato durava da mesi, durante i quali già erano apparsi altri interventi di vari parlamentari con forti contenuti anticinesi.

 

Non erano nemmeno mancate nel frattempo audizioni di gruppi e consulenti legati ad altri ambienti anticinesi, ad esempio il Falun Gong e la Chiesa di Dio Onnipotente, in tutti i casi sempre ascoltati nelle commissioni parlamentari col massimo silenzio e senza alcuno scetticismo, anche a riprova del fatto che molti nostri deputati e senatori dispongano di una cultura non soltanto geopolitica a dir poco vaga. In generale, a queste cose, e non soltanto nel Parlamento italiano, siamo abituati da tempo.

 

Mesi di dibattito, del resto, sono serviti proprio per giungere ad una votazione il più possibilmente condivisa, che non sortisse voti contrari, e considerando il clima politico in cui attualmente si trova a vivere l'Italia insieme al resto dell'Europa e dell'area atlantica ciò non ci dovrebbe di certo sorprendere. A presentare il testo sono stati Paolo Formentini, Andrea Delmastro, Lia Quartapelle, Iolanda Di Stasio e Valentino Valentini, ovvero esponenti di un po' tutte le forze politiche presenti in Parlamento, a rimarcare un'uteriore condivisione e trasversalità.

 

Il testo è molto forte e polemico tanto nei toni quanto nei contenuti, dal momento che cita espressamente pratiche illegali per il controllo delle nascite, repressione della libertà religiosa, lavori forzati, campi di prigionia, detenzioni arbitrarie e massiccia sorveglianza digitale. Paolo Formentini, che è stato uno dei "motori" principali di questo provvedimento e che per tale ragione ha goduto anche di un forte ed ospitale appoggio da parte dell'Ambasciata Americana e delle fondazioni uigure come testimoniato pure da un recente seminario presso la stessa sede diplomatica USA, ha dichiarato con soddisfazione che "il Parlamento italiano ha mandato un messaggio chiaro", ed è stato fra i meno restii ad utilizzare espressamente il termine di "genocidio". Formentini è fra l'altro anche vicepresidente della Commissione per gli Affari Esteri ed Europei presso la Camera dei Deputati.

 

I contenuti del testo sono ripresi da vari enti di cui già si conoscono fin troppo bene la natura e l'appartenenza, come ad esempio il World Uyghur Congress, il China Tribunal o Human Rights Watch, a cui si devono assommare poi i lavori personali di figure come il Ministro degli Esteri francesi Yves Le Drian, oltre ai vari provvedimenti sanzionatori messi in atto negli ultimi due anni dal Dipartimento di Stato USA, sia sotto Trump che sotto Biden, dalla Camera dei Comuni inglese, dal Parlamento Europeo e dal Consiglio Europeo, i quali bloccano o limitano l'importazione di cotone ed altre materie provenienti dallo Xinjiang e parlano analogamente di "genocidio" nei confronti degli Uiguri. Insomma, precise scelte politiche e soprattutto ideologiche mascherate con la più presentabile e difendibile maschera della tutela dei diritti umani.

 

Il documento, sempre sulla scorta di altri da cui riprende i propri contenuti, reitera nel chiedere che funzionari delle ONG, insieme a parlamentari, osservatori e ricercatori "indipendenti" possano liberamente accedere nello Xinjiang per poter eseguire di persona tutti i loro controlli. Si tratta in realtà di qualcosa che già possono fare tranquillamente; quel che magari non possono fare, è andare a svolgere attività chiaramente antigovernative e nell'interesse della loro area di appartenenza spacciandosi invece per persone non schierate.

 

Ma, del resto, è qualcosa che non potrebbero fare nemmeno nei paesi a cui sono legati e contro i quali non hanno mai agito in difesa dei diritti umani, come gli Stati Uniti o Israele. Se solo lo facessero, finirebbero in detenzione immediata e sarebbe molto difficile, per la nostra diplomazia, farli rimpatriare. Insomma, un conto è essere dei veri "osservatori indipendenti", un conto è essere magari qualcos'altro e fare dello spionaggio o delle attività di supporto a locali gruppi terroristi e sovversivi che nulla hanno a che fare con gli Uiguri o coi musulmani.

 

 

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