Da più di cinque anni sembra suscitare più eco in Occidente che persino nella stessa Taiwan, in cui nel frattempo si svolge, il caso del Tai Ji Men: di per sé, infatti, null'altro sarebbe che l'ennesima storia di tasse non pagate, accompagnata ad altre irregolarità col fisco locale, a carico stavolta di un'organizzazione di natura mistico-ginnica. Viene allora da chiedersi perché mai in Occidente ci si debba tanto occupare del Tai Ji Men, quando pure in patria vi si dedicano giusto il necessario. Beninteso, non che qua in Occidente la vicenda riempia le prime pagine dei giornali, ma in ogni caso incuriosisce vedere importanti accademici, esperti di materie religiose ed attivisti dei diritti umani riporvi tanto zelo, senza peraltro riuscire a far breccia su di un pubblico che nel mentre ha comprensibilmente ben altro a cui pensare. Chiunque provi infatti, per semplice curiosità o diletto, a cercare “Tai Ji Men” in un motore di ricerca, troverà immediatamente svariati siti occidentali, persino giornali europei di cui sicuramente mai avrebbe potuto sospettare l'esistenza, che letteralmente a tale tema devono la loro esclusiva esistenza: a riprova che un fiume di sforzi e di denari vi è stato negli anni profuso, senza che mai si potesse prosciugare.
La storia del movimento s'intreccia fortemente a quella della sua figura fondatrice, il Dr. Hong Tao-Tze, nato nell'Isola di Formosa nel 1944, che all'età di dieci anni avrebbe ricevuto la visita di un misterioso maestro giunto dalla Cina continentale; questi l'avrebbe pazientemente educato ad un'antica corrente del Dao, il Tai Ji Men, risalente a seimila anni prima. In seguito Hong avrebbe studiato medicina e filosofia, fino al dottorato nel 1965, lavorando poi come uomo d'affari di giorno e maestro di Qi Gong la notte. Nel 1966 infine avrebbe compiuto il grande passo dedicando al suo Tai Ji Men, da intendersi come disciplina di Qi Gong esoterico ed arti marziali, una vera e propria Accademia.
Il grande successo del movimento ebbe inizio a partire dal 1977, con le scelta del Dr. Hong di dedicarsi alla sua missione a tempo pieno: già allora almeno trenta scuole risultavano attive. Nel 1989 il numero di maestri e discepoli era ulteriormente cresciuto, con una tendenza che anche negli anni seguenti non avrebbe conosciuto flessioni, fino ad attrarre i sospetti di un procuratore che nel 1996 avrebbe deciso d'aprire un'inchiesta per far luce sulle insolite fortune del movimento. Spuntarono infatti delle irregolarità fiscali, che portarono al primo arresto del Dr. Hong; pur concludendosi con la sua assoluzione, il processo rallentò la crescita del movimento e spinse alla sua internazionalizzazione, a cercarsi un secondo riparo nella terra ideale per tutte le sette, gli Stati Uniti, dove sono notoriamente a seconda del caso sono in parte o persino del tutto esentate dalle tasse. Oltre alle prime due accademie fondate in California, il movimento pensò pure ad un intelligente marketing teso a promuoverlo mediaticamente, inaugurando varie collaborazioni con ONG ed enti benefici, alcuni non privi di qualche scheletro nell'armadio ben nascosto dietro ad un'immagine apparentemente adamantina.
I problemi col fisco non hanno comunque tardato a manifestarsi anche in seguito, complice pure l'espansione che nel tempo ha continuato a registrarsi sia in termini di scuole, adepti ed attività varie, che d'immagine anche estera a sua volta sempre più importante. Ciò è piuttosto comune quando parliamo di molte attività che si trovino a gestire sempre più ingenti giri di denaro a causa della grande espansione del loro business, ma nel caso dei movimenti religiosi diventa addirittura ancor più frequente, persino immancabile: si pensi ad esempio all'attuale caso della Chiesa dell'Unificazione in Giappone. Che la scuola del Dr. Hong non abbia mantenuto una comunicazione chiara col proprio fisco, ad un certo punto persino puntando a stornare quanti più fondi possibili all'estero, non deve sorprendere dunque nessuno. Piuttosto, può colpire che in Occidente trovi la comprensione di persone pronte a prenderne la difese, al punto di negare anche tali accuse.
La cosa in sé potrebbe apparire davvero inspiegabile, se non fosse per un movente soprattutto geopolitico. Il caso del Tai Ji Men è un espediente con cui strumentalizzare la questione di Taiwan, non tanto contro il governo dell'Isola, quanto contro quello della Madrepatria, ovvero Pechino. Nonostante una certa retorica politica qua in Occidente spinga per avvalorare la cause degli indipendentisti, per diritto internazionale l'Isola è parte del territorio di Pechino (come da Risoluzione 2578/1971, che peraltro gli stessi paesi occidentali hanno votato e formalmente rispettano) e non un semplice Stato che lotta per un proprio pieno riconoscimento internazionale (quest'ultimo potrebbe semmai essere lo Stato palestinese). Se c'è un problema da individuare, oltre alle irregolarità col fisco che il Tai Ji Men accusa con le autorità dell'Isola, è nel comportamento di alcuni Stati occidentali (l'Inghilterra, gli Stati Uniti, alcuni settori dell'UE), che formalmente riconoscono una norma internazionale che tuttavia violano nella sostanza (ovvero, riconoscere il principio di “una sola Cina”, come da Risoluzione 2578, salvo poi non permettere che essa trovi un pieno compimento nella realtà).
A quanti, in Occidenti, preme così tanto sostenere la causa del Tai Ji Men, risulta essenziale strumentalizzare in ogni modo una simile vicenda proprio per puntellare questa contraddizione legale e geopolitica. Non andrebbe dimenticato la loro ostilità a Pechino, che esprimono ogni qual volta trattino il tema delle libertà religiose e dei diritti umani, dallo Xyzang-Tibet allo Xinjiang, da Hong Kong alla Mongolia Interna, come del resto non si risparmiano pure nel colpire con gli stessi pretesti anche ogni altro paese al di fuori del campo atlantico. Inoltre, c'è un secondo fattore che rende importante questa loro lotta: è una forma di crociata per ottenere l'esenzione dalle tasse per tutti i movimenti religiosi, settari e consimili, comprese fondazioni e realtà varie a cui spesso e volentieri sono legati, con tutti i benefici economici e di carriera del caso. E allora, ben venga trattare del Tai Ji Men anche in Europa, con la speranza d'ottenere prima o poi maggiori libertà fiscali che intuibilmente si tradurrebbero subito in immensi benefici per la loro posizione. A tutto, insomma, sforzando le meningi si può sempre facilmente trovare una risposta.