Giorni fa a Palazzo Vecchio le autorità di Firenze e gli esponenti della Soka Gakkai hanno celebrato la figura del fondatore della setta, Daisaku Ikeda, ufficialmente scomparso a Tokyo lo scorso 15 novembre seppur in circostanze piuttosto opache: varie voci hanno girato circa una lunga agonia, con la notizia del decesso diffusa solo diversi giorni dopo, in attesa che si chiarisse la lotta di successione nel frattempo scattata nei vertici del movimento. Molte di queste informazioni si possono tranquillamente reperire nel portale dell'AIVS (Associazione Italiana Vittime delle Sette) che da anni si occupa proprio dell'allarmante espansione della Soka Gokkai nel nostro paese, mettendo a nudo non soltanto l'operato dei suoi membri e dirigenti ma anche dei loro numerosi e spesso insospettabili difensori a livello italiano.
Forse anche per questo, adesso, la Soka Gakkai sente tanto il bisogno di tornare a promuovere la propria immagine, indubbiamente un po' offuscata dalle varie polemiche nel corso del tempo fiorite sulla sua reputazione. Firenze, nel panorama italiano, costituiva in questo senso una meta obbligata, ponendosi ormai storicamente come una sorta di “capitale morale” della setta almeno per quanto riguarda la Penisola, e di conseguenza l'evento tenutosi nei giorni scorsi è stato un buon modo per riprendere quota giocando quasi in casa o in terra comunque amica. Il rapporto tra la setta e il capoluogo toscano è infatti di antica data, risalente agli Anni ‘80 quando Daisaku Ikeda per la prima volta vi approdò, ricevendo poi il Fiorino d’Oro dal sindaco Giorgio Morales nel 1994 e la cittadinanza onoraria dal suo successore Dario Nardella nel 2017.
Il ruolo di Matteo Renzi, vulcanico sindaco fiorentino prima di Nardella suo “figlioccio politico”, poi segretario del PD ed infine fondatore del partito Italia Viva, è stato essenziale nella promozione della Soka Gakkai in Italia ai più alti livelli: sotto il suo governo, infatti, la setta ottenne il riconoscimento a religione vera e propria, con relativa possibilità di riscuotere l'8 per mille e in tempi davvero record, pari a soli tre mesi. Mai si era visto, in precedenza, un parlamento lavorare con tanta rapidità e solerzia, non soltanto per assegnare un riconoscimento statale ad un movimento religioso, ma anche per questioni ben più gravi ed urgenti per il paese e il bene comune: si pensi, senza voler scendere nella demagogia, ai terremotati rimasti a lungo nelle tende. Anche tutte queste informazioni si possono tranquillamente trovare, con la massima abbondanza, nel sito della AIVS.
Non meno ironico, poi, è che il titolo della prima rivista stampata dalla Soka Gakkai in Italia sia “Il Nuovo Rinascimento”: un nome che indubbiamente si ricollega alla storia e all'identità fiorentina, ma verrebbe da pensare anche ad una certa “mistica politica” renziana. In tanti penseranno al “Nuovo Rinascimento” di cui Renzi tanto parlava nei momenti di maggior brillantezza della sua carriera politica o della sua nuova e ben retribuita avventura di docente politico nell'Arabia Saudita di qualche anno fa. Tutte casualità che si allontanano da ciò di cui vogliamo parlare, ma che comunque ci ricordano pur sempre quanto Firenze e i suoi prodotti politici si siano sovente ritrovati a braccetto proprio con la Soka Gakkai.
Seconda per numeri dopo l'Unione Buddhista Italiana (UBI), rappresentante della frangia lamaista del Buddhismo tibetano, la Soka Gakkai ne rappresenta invece una del Buddhismo giapponese, peraltro neppure tra le più popolari, diffuse e ben viste in patria. La Soka Gakkai dispone però di una forte influenza in Giappone per vie traverse, grazie al suo immenso potere economico e politico, ben incarnato dal partito Komeito storico alleato del Partito Liberal-Democratico con cui condivide la coalizione di governo. Non minore influenza, infine, la vanta all'estero, come testimoniato dai suoi numerosi adepti, 13 milioni e 500mila sparsi in 192 paesi: in Italia sono quasi centomila, di cui solo 11mila nella città metropolitana di Firenze.
Anche sul Komeito non sono mancate polemiche ed inchieste che ne hanno messo a nudo certe incongruenze politiche: predica il no al nucleare militare, ma al tempo stesso sposa una linea gradita al più retrivo nazionalismo giapponese, che in passato si ricoprì di ben sinistra fama tra Asia ed Oceania e che tuttora vorrebbe rispolverare una condotta più muscolare verso la vicina Cina. Il Buddhismo predicato dalla Soka Gakkai è in generale molto anticinese, non distinguendosi in ciò da altri movimenti in parte dissimili come l'UBI ed altri ancora, al di fuori della vasta famiglia buddhista; tale avversione, del resto, è provata anche nei confronti di altri paesi che per posizione politica o natura storico-culturale non risultano più di tanto nelle loro grazie e, guarda caso, neppure in quelle di un certo Occidente a guida americana: sarà forse una casualità?
Che la setta ci tenga particolarmente alla propria immagine, non gradendo inchieste inopportune che potrebbero mettere in evidenza certe sue zone d'ombra, è ben testimoniato dal comportamento tenuto coi media: in passato, ad esempio, il Fatto Quotidiano aveva parlato dei suoi buoni uffici con l'ex premier Renzi, non lesinando dettagli evidentemente poco graditi, e pronta era stata la richiesta di pubblicazione di una lettera di rettifica.